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Roma, reparti Covid al collasso: pazienti trasferiti negli hotel

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I reparti Covid di Roma non reggono l’impennata dei contagi. Possibile trasferimento di pazienti in vicini hotel, la Regione smentisce il collasso dei posti letto.

La capitale sta vivendo in questo fine settimana momenti di tensione. La curva dei contagi è in continua crescita e i reparti Covid dell’ospedale Umberto I e del Columbus non riescono a stare al passo con questo aumento. Per questo motivo nel weekend saranno attivati una centinaio di posti letto in più destinati a tutti quei pazienti che pur essendo in via di guarigione, devono rimanere isolati per evitare ulteriori diffusioni di contagio. Non solo. Circa cinquanta pazienti precedentemente in cura al Columbus e all’Umberto I dovrebbero essere trasferiti in vicini hotel. A presidiare il centro Covid sarà il personale delle Unità speciali Covid oltre che dal dipartimento di prevenzione delle varie Asl.

Roma, pazienti Covid trasferiti negli Hotel

I reparti Covid del policlinico Umberto I e dell’ospedale Columbus di Roma sono al collasso. Questo è quanto sta accadendo nella capitale in queste ultime ore. Il continuo aumento di casi di Coronavirus sta mettendo a dura prova il personale sanitario. Per questo motivo in questo fine settimana saranno attivati oltre cento posti letto in più. Nel pomeriggio del 10 ottobre inoltre saranno trasferite circa cinquanta persone nel centro Covid di hotel della zona. La Regione però ha smentito che vi sia una crisi: si tratterebbe di una normale procedura preventiva la cui finalità è quella di non sovraccaricare i nosocomi.

Nel frattempo la Regione Lazio ha provveduto ad implementare i drive-in dando inoltre istruzione ai medici di base e ai pediatri di eseguire i tamponi, smaltendo in questo modo una richiesta che non riesce a tenere il passo con la crescente domanda. Il vicepresidente dell’ordine dei medici Pier Luigi Bartoletti ha dichiarato: “Bisogna attrezzarsi per fronteggiare un virus che sembrava domato ma che, invece, sta rialzando la testa e le zampe”. Il problema che pone all’attenzione Bartoletti è quello di un’organizzazione che va ripensata: “Occorre misurarsi con i focolai domiciliari e non più solo con cluster nei centri sanitari come le Rsa”.