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Covid, si dà inizio alle prove di lockdown in provincia di Napoli

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Nell'area metropolitana di Napoli, alcuni sindaci hanno dato inizio a mini lockdown prima che la situazione diventi ingestibile.

Appare come un inizio di lockdown la serie di prove che sta mettendo in atto la provincia di Napoli. Con l’aumento considerevole dei contagi, alcuni centri a ridosso della città partenopea hanno improntato alcune strategie per rispondere tempestivamente alla seconda ondata attraverso alcune ordinanze.

Covid, inizio delle prove di lockdown a Napoli

Tutto nasce dai sindaci dell’area metropolitana di Napoli. San Gennaro Vesuviano, Nola, Monte di Procida. Sono solo alcuni dei centri che stanno dando avvio alle prove di mini lockdown. Per evitare che la situazione possa sfuggire di mano, alcuni primi cittadini hanno emanato una serie di ordinanze. Diverse le azioni compiute. Si va dalla sospensione delle lezioni scolastiche alla chiusura del mercato. A Palma Campania, per esempio, il sindaco Nello Donnarumma ha chiuso venti sartorie gestite da bengalesi, che potranno riaprise solo dopo test seriologici fatti a tappetto a tutti. A Monte di Procida è toccato alla chiusura delle palestre e delle aree giochi ricreative per bambini. Il sindaco di Portici, Vincenzo Cuomo, ha imposto a un pub-birreria la chiusura di cinque giorni per mancato distanziamento sociale. Ancora più stringente la misura imposta dal sindaco di Frattamaggiore: con un’ordinanza, ha vietato di radunarsi in piazza o nei parchi fino al 6 novembre.

Covid, la Campania tra le regioni a rischio

Stando a un rapporto diffuso dall’Istituto Superiore di Sanità, fatta eccezione per la provincia autonoma di Bolzano, tutte le restanti regioni italiane sono a rischio. Alcune, però, presentano numeri preoccupanti, tant’è che si stanno monitorando quelle dove l’indice di contagio ha superato l’1,25. Fra le regioni attualmente a rischio, vi è anche la Campania che, assieme alla Lombardia, ha i numeri di positivi più alti. Seguono la Sicilia, il Piemonte e la Basilicata.