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Coronavirus, Palù: "Positivo non vuol dire malato o contagioso"

Coronavirus Palù

Il virologo Palù sottolinea che la maggioranza dei casi positivi al coronavirus sono asintomatici e che vanno quindi distinti dai malati.

Il microbiologo Giorgio Palù, professore all’Università di Philadelphia, ha sottolineato la distinzione tra soggetto positivo al coronavirus e malato. Smorzando gli allarmismi, ha poi evidenziato che la maggior parte delle diagnosi attuali sono relative a casi infetti ma senza/con pochi sintomi.

Coronavirus: parla il virologo Palù

Intervistato nel corso del TG La7, ha spiegato che osservando i numeri obiettivamente emerge che su 80 mila positivi i ricoverati circa 4.700, vale a dire il 6%, e i pazienti ricoverati in Rianimazione 420, quindi lo 0,5%. “Il che significa che il 94% dei casi sono asintomatici o paucisintomatici“, ha ribadito.

Situazione ben diversa invece a fine marzo quando, a parità di casi positivi diagnosticati, si avevano 26 mila persone ricoverate (6 volte di più) e 4.500 ricoveri in terapia intensiva rianimazione (10 volte di più). Ciò dimostra a suo dire che il virus ha cariche virali più basse e che clinicamente stia impattando meno. Anche il tasso di mortalità è notevolmente inferiore rispetto a quello di altre malattie come la Sars o la Mers e si aggira tra lo 0,3% e lo 0,6%.

Ciò non vuol dire che i cittadini devono abbassare la guardia, anzi “di fronte a questi numeri dobbiamo tenere bassa la curva perché più aumenta la curva e più c’è il rischio di malattie gravi“. Quanto al sistema di tracciamento, ha affermato che si dovrebbero usare di più i test rapidi che hanno un costo e un impatto minore. Questo perché spesso i tamponi molecolari, troppo precisi, rilevano un virus non più infettivo, dunque presente ma non contagioso, costringendo inutilmente diversi individui a rimanere in isolamento. Cosa che ribadisce ancora una volta che non sempre positivo coincide con malato o con contagioso.