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Covid-19, l'incubo di Stefano: "Da marzo a ottobre in ospedale"

stefano langilli covid

"Per me il Covid è un buco nero, non ricordo quasi nulla", così Stefano Lancilli racconta la sua drammatica esperienza: quasi nove mesi in ospedale.

Stefano Lancilli è uno dei pazienti sopravvissuti al Covid-19 nonostante le patologie pregresse. L’agente di polizia originario di Borghetto Lodigiano, che ha contratto il virus a marzo, tuttavia, è riuscito a tornare a casa dall’ospedale soltanto a ottobre. Quasi nove mesi trascorsi tra le corsie prima della completa guarigione. 

Il racconto di Stefano

Per mettere di fronte al Covid-19 coloro che non hanno conosciuto da vicino la sua pericolosità, Stefano Lancilli ha deciso di raccontare al Corriere della Sera la drammatica esperienza. L’uomo, cardiopatico e diabetico, era già stato ricoverato a novembre prima per una normale polmonite, poi per la legionella (che lo aveva costretto a due settimane di terapia intensiva) e infine per dei gravi problemi ortopedici. Il vero calvario tuttavia è iniziato mentre si trovava nell’ospedale di Codogno, quando è scoppiato il primo focolaio della pandemia. Il 4 marzo è infatti risultato positivo al tampone: probabilmente il contagio è avvenuto proprio in ospedale.

È un virus duro, molto duro“, dice Stefano. “Il mese di Covid per me è un buco nero. Non ricordo quasi nulla. Nemmeno sapevo della pandemia e del lockdown“.

A ripercorrere i drammatici momenti è dunque più che altro la moglie, che gli è stata vicina nonostante le limitazioni: “A un certo punto – racconta Nadiagli hanno dato 48 ore di vita. Ero quasi rassegnata a perderlo. È stato un miracolo, non vedo altre spiegazioni“. Dopo un mese, infatti, il tampone è risultato negativo, anche se Stefano sarebbe rimasto in ospedale ancora per molto tempo. La terapia intensiva lo aveva infatti completamente atrofizzato, tanto che è stato necessario il trasferimento a Sant’Angelo Lodigiano per la riabilitazione motoria. 

Da quando ha messo piede in ospedale – dice la moglie – ha perso 35 chili. Ha impiegato mesi anche solo per passare dal letto a una sedia. Rischiava di finire su una carrozzina per tutta la vita. E invece è riuscito a ricominciare a camminare, i medici sono stati eccezionali“.

Venerdì 9 ottobre il cinquantacinquenne è tornato a casa. Il Ministero dell’Interno, date le condizioni di salute, gli ha anticipato il pensionamento: “Mi mancheranno molto i colleghi, che mi sono stati davvero vicini, ma ora inizia una seconda fase della mia vita: ho perso un anno con la mia famiglia, m’interessa solo stare con loro e veder crescere i miei figli“.