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Coronavirus: Regione Lazio ipotizza lockdown se la curva sale ancora

Cornavirus Lazio lockdown

L'assessore alla Sanità del Lazio non ha escluso un nuovo lockdown in caso di aumento dei casi positivi.

Se la curva dei contagi da coronavirus continua a salire, il Lazio non esclude che si possa tornare al lockdown. L’assessore alla Sanità Alessio D’Amato ha infatti appoggiato la proposta del virologo Andrea Crisanti che aveva suggerito una chiusura generalizzata nelle vacanze di Natale in modo da resettare il sistema, limitare la diffusione dell’infezione e aumentare il tracciamento dei contatti.

Coronavirus: Lazio non esclude lockdown

La chiusura è nell’ordine delle cose, se la curva sale ancora sono ragionamenti di buon senso“, ha dichiarato l’assessore. Sperando che la stretta sulle mascherine, che nel Lazio è iniziata prima il 2 ottobre, produca gli effetti sperati, ha spiegato che per fare una valutazione occorrerà attendere due settimane. “Dobbiamo prendere atto che l’epidemia corre, anche se a Roma ci stiamo difendendo. Purtroppo gli effetti del lockdown da marzo a maggio si sono esauriti, anche per l’irresponsabilità di alcuni“, ha continuato.

Se la curva non dovesse scendere, la Regione sta anche ipotizzando un ritorno alla didattica a distanza per gli studenti delle scuole superiori. È quanto trapelato dall’Ufficio Scolastico regionale, che fa capo al Ministero dell’Istruzione, se l’indice di contagio dovesse raggiungere quota 2 (oggi secondo l’ultimo report dell’ISS è a 1,2). Per il momento i casi positivi riscontrati nelle aule scolastiche sono 400 e comprendono sia studenti che docenti e bidelli. Numeri ritenuti non ancora allarmanti considerando che la platea è formata da 750 mila alunni e 90mila tra insegnanti e personale ausiliare.

Molte scuole hanno comunque già iniziato ad attuare la didattica da remoto a rotazione. Per fare in modo che ci siano meno studenti nelle classi, alcuni istituti le hanno divise a metà: una parte in presenza e una parte connessi. L’ipotesi di tornare tutti a distanza non trova però l’accordo dei dirigenti scolastici. Mario Rusconi, a capo dei presidi di Roma, si è dichiarato contrario in quanto vi si ricorrerebbe “solo per sopperire alle carenze del trasporto pubblico“.