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Cannabis light, il CBD viene riconosciuto come un stupefacente

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Il CBD entra nella tabella dei medicinali e viene riconosciuto come uno stupefacente: problemi per chi vende cannabis light.

Il CBD, il principio attivo della cannabis è stato riconosciuto come uno stupefacente in Italia e inserito nella tabella dei medicinali. A deciderlo è una decreto del ministero della Salute pubblicato lo scorso 1 ottobre in Gazzetta Ufficiale e che quindi è in vigore da oggi, 16 ottobre. “Nella tabella dei medicinali – si legge nel documento – sezione B, del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, è inserita, secondo l’ordine alfabetico, la seguente categoria di sostanze: composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis”. Alla base di questa scelta ci sarebbe il fatto che sta per essere messo in commercio l’Epidiolex, un farmaco a base di CBD, prodotto dalla GW Pharmaceuticals.

Cannabis light, il CBD riconosciuto come stupefacente

“Attualmente – si precisa nel decreto – è in corso di valutazione presso l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) una richiesta di autorizzazione all’avvio della commercializzazione di un medicinale, in soluzione orale contenente cannabidiolo, che ha già ricevuto l’autorizzazione all’immissione in commercio centralizzata da parte dell’European Medicines Agency (EMA) e che lo stesso medicinale è controllato attraverso un programma di uso compassionevole, notificato all’AIFA, per i pazienti in trattamento con sindrome di Dravet e sindrome di Lennox-Gastaut“. Inoltre, “all’interno della tabella dei medicinali sono indicati i medicinali a base di sostanze attive stupefacenti ivi incluse le sostanze attive ad uso farmaceutico”.

All’atto pratico la scelta del ministero della Salute implica che essendo inserito nella tabella dei medicinali, l’olio al CBD non potrà più essere venduto nei negozi con conseguenti ripercussioni sui molti esercizi commerciali che si adoperano nel settore della cannabis light. La misure, va precisato, si muove in maniera opposta rispetto a quanto previsto dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, che ha invece riconosciuto le proprietà mediche della cannabis sottolineando che i prodotti a basi di CBD non sarebbero dovuti essere inseriti in nessuna tabella di quelle sopracitate.