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Coronavirus, Interpol: “Ferretto mascherine usato per aprire le manette”

Interpol ferretto mascherine

Il ferretto delle mascherine può essere utilizzato per aprire le manette. Lo rivela l’Interpol che ha inviato un comunicato al ministero dell’Interno.

Il ferretto delle mascherine può essere utilizzato per aprire le manette. A lanciare l’allarme è l’Interpol che ha provveduto a dare comunicazione al ministero dell’interno. A sua volta poi il ministro dell’Interno ha provveduto ad inviare la relativa circolare a tutte le questure italiane.

Nella comunicazione di Bruxelles è stato anche inserito un video che illustra passo passo come la persona arrestata possa utilizzare il ferretto per liberarsi dalle manette. Oltre ad aprire le manette, la mascherina viene utilizzata dai malviventi per nascondervi al suo interno delle sostanze stupefacenti. Si tratterebbe di un meccanismo difficilmente individuabile dalle forze dell’ordine. Infatti le possibilità di procedere ad una perquisizione sono molto poche. 

Interpol, ferretto mascherine per aprire le manette 

Le mascherine possono essere utilizzate dai detenuti per evadere o per nascondere piccoli quantitativi di droga. A dare l’allarme è l’Interpol che ha dichiarato che numerosi criminali sono riusciti ad evadere utilizzando il ferretto contenuto nel lembo della mascherina. Oltre ciò l’Interpol ha dichiarato che le mascherine protettive possono essere usate nascondere al loro interno dei piccoli quantitativi di droga. 

Nel documento trasmesso dall’Interpol ed inviato dal ministero dell’Interno con una circolare a tutte le questure italiane viene riportato: “Non abbiamo avuto ancora casi di aperture delle manette, ma invitiamo tutti gli operatori a prestare la massima attenzione nelle fasi del fermo, trasporto e sorveglianza delle persone sottoposte a controllo di polizia. Al momento le segnalazioni sono arrivate dall’estero”. 

Ospedali attaccati dagli Hacker

Lo scorso aprile, l’Interpol aveva lanciato un’allerta comunicando che degli Hacker avevano preso il controllo dei sistemi informatici di diversi centri medici e strutture ospedaliere. Nello specifico gli Hacker avevano diffuso un ransomware, vale a dire un virus talmente aggressivo da impedire di svolgere le funzioni più basilari. Il sistema poi veniva sbloccato mediante un pagamento di riscatto.