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Chi sono i nuovi ricoverati per Covid in terapia intensiva

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I nuovi ricoverati in terapia intensiva per Covid-19 sono diversi da quelli di marzo e aprile? La parola ai medici

Hanno un range di età fra i 60 e gli 85 anni. I nuovi ricoverati in terapia intensiva per Covid in quella che è, a tutti gli effetti, una seconda ondata, non sono poi diversi dai soggetti fragili della prima. A riferirlo sono gli esperti, che avvertono i giovani a non sottovalutare il virus: potrebbe colpire anche loro.

L’identikit dei ricoverati per Covid in terapia intensiva

I medici impegnati nella gestione – già critica – dei reparti di terapia intensiva, sgombrano il campo da qualsiasi dubbio: oggi i malati ricoverati e bisognosi di un supporto per l’ossigeno sono, anagraficamente, analoghi ai fragili che hanno riempito l’emergenza della pandemia nei mesi di marzo e aprile: “Quelli che arrivano da noi sono tutti pazienti che hanno una gravità sostanzialmente identica a quella che vedevamo nei mesi di marzo e aprile. Il virus è lo stesso e lo stesso è il modo con cui colpisce” spiega Massimo Antonelli, direttore del dipartimento di Anestesia e rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma a Il Messaggero. Eppure una differenza ci sarebbe; “Prima vedevamo prevalentemente malati che avevano un’età più avanzata, quelli che noi definiamo più fragili, cioè tra i 65 e gli 85 anni. L’età mediana allora era di 62 anni. Adesso ci ritroviamo oltre a pazienti anziani, anche un folto gruppo di più giovani, tra i 40 e i 70 anni” specifica.

In terapia intensiva senza patologie pregresse

Sbaglia chi pensa che finiscano in terapia intensiva solo persone affette da patologie pregresse, quali problemi cardiaci, patologie oncologiche od obesità. I medici, al contrario, sottolineano che spesso vi finiscono anche pazienti che non hanno mai riscontrato particolari problemi, che si aggravano in uno stato di apparente, buona salute. Per questo, è importante agire quanto prima: la tempestività, infatti, garantisce anche quella risposta efficace alle terapie, che evita l’aggravamento delle condizioni. I medici, tuttavia, specificano che ogni caso è differente dall’altro, e spesso il miglioramento può avvenire dopo un arco di tempo molto lungo.