> > "Andrà tutto bene" su cancello di Auschwitz, bufera su post di Meluzzi

"Andrà tutto bene" su cancello di Auschwitz, bufera su post di Meluzzi

meluzzi twitter

Ha suscitato polemiche il tweet dello psichiatra Alessandro Meluzzi in cui la frase "Andrà tutto bene" veniva posta sopra i cancelli di Auschwitz.

“Andrà tutto bene” al posto della tristemente nota frase “Arbeit macht frei” apposta sull’insegna all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz: con questa immagine lo psichiatra ed ex parlamentare Alessandro Meluzzi ha esordito sul proprio profilo Twitter nella giornata del 19 ottobre, venendo immediatamete subissato da centinaia di critiche per quello che a molti è sembrato essere un accostamento indecoroso tra le misure restrittive anti pandemia e lo sterminio degli ebrei da parte della Germania nazista.

Polemiche per tweet di Meluzzi su Auschwitz

Un tweet, quello di Meluzzi, che è comparso sul social network privo di qualsiasi tipo di didascalia e di cui pertanto non è chiara l’interpretazione. Appare probabile tuttavia che lo psichiatra, dal 2016 anche arcivescovo della Chiesa ortodossa italiana autocefala con il nome di Alessandro I, abbia voluto criticare le recenti restrizioni imposte dal governo al fine di contrastare la seconda ondata di contagi, accostando il valore menzognero dello slogan “Il lavoro rende liberi” con quello presunto della frase “Andrà tutto bene”.

Come già detto non sono ovviamente mancati commenti negativi al post di Meluzzi, in cui viene criticato proprio l’utilizzo dello sterminio degli ebrei come metro di paragone: “Certe cose feriscono le persone. È irrispettoso verso la memoria delle vittime e causa dolore ai sopravvissuti che sono stati spinti ad attraversare a piedi questo cancello. Non si dovrebbe strumentalizzare la sofferenza di persone uccise per farsi pubblicità”.

La replica dello psichiatra

Raggiunto dai giornalisti di FqMagazine, Meluzzi nega tuttavia di aver mai pubblicato un post del genere, che peraltro è velocemente stato cancellato poche ore dopo la sua comparsa sui social: “Certamente non è un tweet creato da me. Non lo ricordo neppure. Tendenzialmente ritwitto anche gli insulti personali a me per stimolare la discussione”.