> > Zangrillo: "Terapie intensive non sotto stress, ma virus preoccupa"

Zangrillo: "Terapie intensive non sotto stress, ma virus preoccupa"

Zangrillo terapie intensive

Per Alberto Zangrillo "il virus è tornato a mordere". Quindi ha raccomandato: "Inviare in ospedale solo chi ne ha bisogno".

Mentre Guido Bertolaso avverte che il quadro pandemico in Italia si fa preoccupante e gli ospedali hanno al massimo due mesi di autonomia, Alberto Zangrillo sottolinea che la situazione nelle terapie intensive è al momento sotto controllo. Tuttavia, il virus “è tornato a mordere”. Lo scorso 31 maggio parlava del Covid-19 come “clinicamente morto”. A distanza di oltre 4 mesi, l’emergenza sanitaria è nuovamente preoccupante. A tal proposito, Zangrillo ha commentato: “Io ho sempre sostenuto, anche se ciò non ha mai fatto clamore, che con il Covid dobbiamo imparare a convivere. Evidentemente non l’abbiamo fatto abbastanza”.

Zangrillo: “Terapie intensive sotto controllo”

Intervistato dal Corriere della Sera, il celebre medico del San Raffaele ha delineato l’attuale andamento del coronavirus nel nostro Paese. Con una media di 10mila casi giornalieri, la curva epidemica in Italia è in netto rialzo. A tal proposito, Zangrillo ha dichiarato: Siamo in tempo per un’azione tempestiva. Non è una catastrofe. Dobbiamo mantenere lucidità d’azione”. Trovandosi d’accordo con la necessità di contrastare la diffusione del virus, si è detto però contrario al metodo della paura: ossia a spaventare i cittadini affinché reagiscano come voglio io”.

Quindi ha aggiunto: “Io sono per dire la verità. A maggio il virus era in ritirata, oggi è tornato a mordere. Probabilmente anche per comportamenti negligenti. Ma solo di pochi. La maggior parte della popolazione è coscienziosa, giovani compresi. Lo ripeto: con il virus dobbiamo imparare a convivere”. Tuttavia, ha sottolineato: “Io mi auguro innanzitutto che nei più giovani scatti un meccanismo di protezione nei confronti di genitori e nonni. Dobbiamo proteggere loro, i fragili. Persone magari con il diabete o cardiopatie, normalmente sotto controllo, ma che se si infettano possono aggravarsi. Sono certo che con comportamenti corretti dal punto di vista qualitativo, riusciremo a risolvere anche i problemi quantitativi. E la maggior parte della popolazione lo sta capendo. Senza una presa di responsabilità dei singoli non ne possiamo uscire.

Sulle restrizioni imposte, invece, ha dichiarato: “Servono a salvaguardare tutto ciò che deve rimanere attivo. Scuola e attività produttive soprattutto. Ma anche la possibilità di continuare a prendere in carico i malati no Covid”. A proposito del San Raffaele ha aggiunto: “Per almeno il 30% dei pazienti che arrivano in Pronto soccorso basterebbe una responsabile assistenza domiciliare”. Secondo il parere di Zangrillo, è fondamentale la diagnosi tempestiva che solo i medici di famiglia possono mettere in atto. Il segreto è prendersi la responsabilità di inviare in ospedale solo chi ne ha bisogno. Oggi siamo in una fase decisiva. Ci vuole senso civico da parte di tutti. Ciascuno deve prendersi le proprie responsabilità. Altrimenti il problema diventa di proporzioni importanti“.

Inoltre, ha fatto sapere che “la risposta alle terapie è migliore rispetto allo scorso marzo e aprile. L’esito è più favorevole”. E così la situazione nelle terapie intensive è “ancora sotto controllo”.

“Questa pandemia deve servirci da lezione”, commenta Alberto Zangrillo. Lui stesso, infatti, ha tenuto a sottolineare: Servono più rianimatori, infettivologi e immunologi. Non basta investire sui macchinari, bisogna farlo sul capitale umano”. Quindi ha ricordato: “È stata scelta per tutta la Lombardia la linea del coprifuoco”. Nonostante, il suo senso civico “mi obbliga a obbedire”, Zangrillo ritiene che “certe terminologie evocano scenari che non vorrei lasciare in eredità ai miei figli”.