> > Dpcm, immunologa Viola: "Decisioni irrazionali e assurde"

Dpcm, immunologa Viola: "Decisioni irrazionali e assurde"

Antonella Viola

Dopo la firma del nuovo Dpcm, c'è chi definisce le misure prese da Conte come "assurde". La virologa Viola parla di grande tensione sociale

“Una decisione irrazionale, cieca, assurda”. Così l’mmunologa Antonella Viola, professoressa ordinaria di patologia generale presso il dipartimento di scienze biomediche dell’università di Padova, ha commentato le misure del nuovo Dpcm, in vigore dalla mezzanotte del 25 ottobre. Con una frase, scritta sui suoi profili social: “Not in my name”.

Dpcm, la virologa Viola: “Decisioni assurde”

“La decisione di imporre la chiusura di bar e ristoranti (perché salvo pochi casi questo significa chiusura totale, non ci prendiamo in giro), palestre, teatri e cinema significa condannare intere famiglie alla disperazione e un intero paese ad una tensione sociale insostenibile -scrive l’immunologa Viola-. È una decisione irrazionale, cieca, assurda. Non so se queste misure avranno un impatto sulla diffusione dei contagi e, onestamente, io non lo credo, perché le persone si incontreranno ugualmente ma in posti non controllati (ma mi auguro di sbagliare). Certamente avrà un impatto disastroso sulla salute di moltissimi individui e di tutta la collettività”.

Dpcm, Viola: “Grande tensione sociale”

Un quadro, delineato dalla professoressa, che porterà grande tensione nella società. “Nel tempo aumenteranno i casi di depressione, i suicidi, la violenza domestica. La didattica a distanza per tutte le classi delle superiori contribuirà a peggiorare il quadro, sia a breve sia a lungo termine. Per molti ragazzi la scuola è l’unico posto sicuro, l’unico strumento che possa salvarli, l’unico luogo di socializzazione -continua Antonella Viola-. So che nel Governo qualcuno si è battuto perché questo non accadesse. Il vice-ministro Sileri mi ha chiamato ieri sera e mi ha espresso tutta la sua contrarietà a queste misure inutili e dannose. Ma evidentemente l’irrazionalità ha prevalso sull’equilibrio. Tra un mese ci troveremo in un paese ancora colpito dall’epidemia ma in più disintegrato dal punto di vista economico e sociale. Cosa faremo allora? Cosa si farà a fine novembre quando ci si accorgerà che le misure non hanno avuto l’impatto sperato? -si chiede l’immunologa-. O, se anche dovessero miracolosamente funzionare, a quel punto qual è il piano per arrivare a fine 2021, quando forse il vaccino sarà davvero disponibile per gran parte della popolazione? Cosa verrà fatto in questo mese di nuovi sacrifici per far sì che a partire dal 24 novembre tutto possa ricominciare a funzionare? Su questo nessuna risposta. Si naviga a vista perché nessuno ha pensato di accendere il radar”.

“Il radar sono i dati, quelli che in questi mesi devono essere stati raccolti per il tracciamento -spiega la professoressa-. Quei dati che, se sapientemente usati, dovrebbero dirci dove avviene il contagio e dove no. Il radar è anche la lungimiranza, la consapevolezza che il virus non andrà via, che il vaccino non sarà una soluzione rapida e che non possiamo tirare avanti tra lockdown e coprifuoco. Imporre scelte così pesanti senza avere la dimostrazione della loro necessità ed efficacia non è ammissibile”