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Galli: "Ognuno si faccia il proprio lockdown", poi commenta il Dpcm

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Massimo Galli commenta le misure del Dpcm del 24 ottobre: "Mi auguro che bastino". E ai cittadini: "Ognuno si faccia il proprio lockdown"

I nuovi provvedimenti presi da Giuseppe Conte nel Dpcm del 24 ottobre fanno discutere: c’è chi afferma che porteranno a una tensione sociale molto alta, e che non basteranno a fermare il virus, come sostiene l’immunologa Viola. Un altro parere arriva da Massimo Galli, intervistato dal Fatto Quotidiano.

Galli: “Ognuno si faccia proprio lockdown”

Mi auguro che i provvedimenti del nuovo Dpcm bastino, ma non lo so, e se qualcuno afferma di saperlo mente. L’unica cosa che sappiamo è che ad aver dato risultato è la chiusura totale, ma si vuole evitare. E lo capisco”. Così il direttore del dipartimento di Malattie infettive del “Sacco” di Milano commenta il nuovo Dpcm. E lancia un appello: se potete, fate un vostro lockdown. “Il lockdown fatelo per conto vostro; limitatevi alle attività fondamentali legate al vostro lavoro e vedete meno persone possibili”. Poi il professor Galli commenta le misure prese sul mondo della scuola, e in particolare sulla didattica a distanza. “Quanto alla chiusura delle scuole è la più dolorosa e difficile da decidere. La differenza fra il 75 e il 100% di didattica a distanza alle superiori mi sembra una questione di lana caprina. Per quanto riguarda gli altri ordini capisco che tenere la didattica in presenza, oltre ad essere fondamentale per bambini e ragazzi, è necessario per dar la possibilità ai genitori di lavorare. Non mi è mai sfuggita l’importanza della didattica diretta, ma qualcosa va sacrificato“.

Il professor Galli commenta il Dpcm

Il direttore del dipartimento malattie infettive del “Sacco” ha voluto poi parlare delle attività chiuse dal governo, ritenute non essenziali. Galli ha affermato di capire la disperazione di settori già martirizzati, ma è d’accordo con la loro chiusura imposta dal governo. “Fanno bene a chiedere integrazioni economiche e di non essere abbandonati. Ma dirò una cosa un po’ brutale: vedo morire di nuovo le persone in ospedale e non ancora per strada, non significa che non veda la povertà e quelle situazioni di grande disagio sociale. Ma la malattia, prese le misure necessarie, ci lascerebbe il tempo di intervenire su nuove e vecchie povertà – detto questo credo che il ritardo sia sotto gli occhi di tutti -, ma la stessa malattia, il Covid, potrebbe non lasciarci il tempo di curare tutti gli ammalati“.