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Quindici giorni di lockdown per contrastare l’emergenza coronavirus non sono la fine dell’economia. Altrimenti, stiamo solo rinviando di qualche giorno l’inizio di sei mesi di morte. Parole durissime quelle di Lucilla Crudele, un giovane medico specializzando di Bari. Crudele è in servizio in prima linea contro la cosiddetta “seconda ondata” del virus al Policlinico. Le polemiche e le proteste di questi giorni hanno spinto Lucilla a scrivere una lettera aperta a tutti e pubblicata sul proprio profilo Facebook.
“Io li ho visti. In questi giorni, non a marzo. – ha scritto il medico specializzando – I giovani sani, non gli anziani superobesi. Le signore con la manicure fatta e la piega in ordine, non quelle trasandate di cui pensi che magari sono disattente a loro stesse. Io li ho visti. I figli terrorizzati. Le mamme positive in ospedale con i bambini a casa. I ricoverati a cui nessuno può portare i cambi della biancheria perché tutta la famiglia è in quarantena. E le ho ascoltate le videochiamate che abbiamo ricominciato a fare”.
Contagi e proteste
La giovane ha tracciato un quadro drammatico mentre l’Italia è imperversata dai casi di contagio e dalle proteste in varie città italiane. L’emergenza coronavirus (Covid-19) ha portato le istituzioni a decretare una sorta di lockdown per le attività commerciali. Ma in molti non ci stanno alle restrizioni.
“Guerriglia fuori dagli ospedali”
“Li ho visti e fuori fa ancora caldo, possiamo far cambiare aria alle stanze e prendere il caffè all’aperto. Cosa sarà di noi fra quindici giorni? – ha scritto Lucilla Crudele – Perché io li ho già visti i 118isti stremati, i colleghi in burnout e gli infermieri a pezzi. La prospettiva è la guerriglia fuori dagli ospedali per un posto letto. Perché intanto chi doveva decidere, programmare, prevenire e risolvere ha pensato bene di sminuire, smentire, rassicurare senza alcun fondamento, visto che anche ad agosto c’erano i positivi in giro ma la campagna elettorale era più importante”.
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Le conclusioni del medico sono un colpo al cuore. “Smettiamola di dire che quindici giorni di lockdown o restrizioni dure – ha terminato la specializzanda – sono la fine della nostra economia perché nel caso stiamo solo rinviando di qualche giorno l’inizio di sei mesi di morte, crisi irreversibile (che non si basa solo sul vostro pareggio di cassa) e disordini sociali. Quelli veri, non quelli programmati dalla camorra. E nel mentre, tutti complottisti con i morti degli altri. A ‘sto giro, gli altri siamo noi”.