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Famiglia contagiata abbandonata dalla Asl con moglie incinta di 3 mesi

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Famiglia contagiata abbandonata dalla Asl Rm2. Risultati positivi a seguito di una cena in famiglia, tra cui moglie incinta e sorella disabile

Che la situazione sanitaria a causa del Covid, in Italia fosse difficile, lo si sapeva. Così come eravamo a conoscenza del fatto che, a causa della grande mole di positivi degli ultimi giorni, i laboratori di analisi come anche gli ospedali arrancassero dietro l’enorme quantità di tamponi che è pervenuta loro. Ma ciò che è successo a questa famiglia romana è la cartina tornasole, di una situazione in continuo peggioramento.

Famiglia contagiata abbandonata dalla Asl

A raccontare la vicenda è Roberto Zampardi, 43 anni di Roma, il cui travaglio ha inizio il 4 Ottobre 2020. Come racconta lo stesso Roberto: –“Abbiamo fatto un pranzo in famiglia, eravamo in pochi e la sera abbiamo scoperto che mio suocero era positivo. A quel punto siamo stati contagiati tutti: 6 casi, tra cui mio padre, che adesso è gravissimo al Gemelli. Io e mia moglie, incinta di 3 mesi, abbiamo avuto febbre e tosse; e poi mia madre e mia sorella, che tra l’altro è disabile, entrambe asintomatiche. Il problema però, è che non posso mettere tutti in macchina e portarli al drive-incon quelle code infinite. Ho già speso 800 euro per fare i tamponi a casa: la società che è venuta ha fatto una segnalazione alla Asl Rm2, così come l’ha fatta anche il medico di base. In una sola giornata, io e mia moglie abbiamo fatto 60 telefonate ai numeri predisposti dalla regione per l’emergenza; ho spedito, sempre alla Asl Rm2, che si occupa dei tamponi effettuati al drive-in, una mail. Ma non ho ottenuto risposte”. 

Il signor Zampardi però, ha persorso anche altre vie, in quanto ha richiesto l’intervento dei carabinieri, i quali gli hanno riferito che non era di loro competenza occuparsi dei tamponi. Non solo. Ha telefonato anche al 118, i quali invece, si sono mostrati addirittura inferociti.

La situazione è grave, a Roma come nel resto del Lazio, come racconta lo stesso Roberto: –“Vivo a Morena, sono recluso in casa perchè devo occuparmi della famiglia. Come se non bastasse, hanno sospeso anche i servizi di assistenza domiciliare a mia sorella. Non so più che fare. Per il momento sono in malattia, prima o poi però, dovrò tornare a lavorare. E alla fine dovrò sborsare altri 800 euro per fare i tamponi di controllo. Così non si può andare avanti. Racconto la mia storia per denunciare una situazione insostenibile, che ha colpito non solo la mia famiglia, ma anche tante altre famiglie italiane”.