> > Anche le persone disabili possono lavorare, emanciparsi e sentirsi realizzate

Anche le persone disabili possono lavorare, emanciparsi e sentirsi realizzate

anche le persone disabili possono lavorare ed emanciparsi

Tutti devono essere messi nelle condizioni di vivere, lavorare, studiare, coltivare interessi: la missione di Fondazione CondiVivere.

Diego ha 43 anni, è cintura nera di Judo, sport che ama e che insegna ai più piccoli presso la palestra Bu-Sen di Bresso. Dal 2017 lavora all’Hotel Mandarin Oriental di Milano, nella mensa dedicata ai dipendenti, che ospita ogni giorno circa 200 persone. Diego si occupa dell’allestimento e della gestione della sala, dell’impiattamento delle pietanze. I suoi datori di lavoro dicono di lui che è una persona solare, disponibile ed entusiasta, il più preciso e attento tra i colleghi.

Diego è una persona con disabilità cognitiva. Ogni giornata di lavoro per Diego è l’occasione per adattarsi ad un contesto e vivere un’esperienza relazionale fatta di regole, responsabilità, imprevisti. Un’opportunità per percepirsi adulto, sollecitare la propria autostima scoprendosi capace e riconosciuto dagli altri per il suo ruolo, aumentando via via il suo desiderio di autodeterminarsi e di decidere come vivere.

La quotidianità lavorativa di Diego non è “protetta”, ma è inclusa nel mondo di tutti. La sua storia è l’esempio concreto dei risultati di un metodo che stravolge un paradigma assistenziale che concepisce il lavoro per le persone con deficit come occupazione “terapeutica” da realizzarsi in luoghi “speciali”. Questo metodo, definito “Emozione di conoscere” parte dal presupposto che la persona con deficit, qualunque sia la sua condizione, debba essere “esplorata” e “scoperta”, osservata attraverso ciò che sa fare. Le deve essere data la possibilità di riscoprirsi come capace, agente attivo. Deve poter scoprire un suo ruolo, il suo potere di azione sul mondo.

foto fondazione condivivere onlus

Nasce agli inizi degli anni ’80, dagli studi e dalle ricerche del Professor Nicola Cuomo, già Associato di Pedagogia Speciale presso l’Università di Bologna e fondatore dell’associazione AEMOCON, sotto la cui supervisione opera Fondazione CondiVivere. A partire da tali principi Fondazione CondiVivere e il suo comitato scientifico mettono in atto azioni progettuali per garantire il diritto delle persone disabili, qualunque sia la loro condizione, di poter lavorare (come sancito dalla Convenzione Onu 2006).

La realtà di Diego è quella di molte altre persone con deficit che attraverso il lavoro si emancipano, anche economicamente, da un sistema assistenzialista. Ogni inserimento ad opera della Fondazione è frutto di un’attenta e rigorosa progettazione, di una conoscenza previa del contesto e della persona, di un accompagnamento da parte di personale esperto durante la fase di inserimento e di un continuo monitoraggio successivo, oltre che di una formazione continua al contesto per consentire un positivo adattamento reciproco.

L’esperienza lavorativa di Diego ha portato il Mandarin Oriental ad adottare alcune soluzioni organizzative e tecnologiche ipotizzate all’interno di un confronto tra l’operatore di riferimento e il coordinatore pedagogico di Fondazione CondiVivere, al fine di agevolare il lavoro di Diego, sostenere la sua memoria e le sue azioni. Queste soluzioni si sono rivelate utili per tutti, snellendo e rendendo più veloce il lavoro in mensa anche per gli altri dipendenti e colleghi a conferma di quanto l’inclusione a tutti livelli sia una potente risorsa.

Fondazione CondiVivere fonda le sue azioni partendo dal presupposto che la società debba essere il luogo in cui tutti possono essere messi nelle condizioni di vivere, lavorare, studiare, coltivare interessi. Il lavoro deve quindi rappresentare un’importante occasione per far maturare una propria identità come cittadino, come persona, per sentirsi un ingranaggio utile. Lavorare rappresenta per tutti, nessuno escluso, una vera e propria necessità identitaria, un’esperienza essenziale per sentirci “ingranaggi utili” e importanti. La persona disabile non è qualcuno di cui unicamente prendersi cura, ma una persona che come tutte, deve poter essere messa al centro del proprio progetto di vita, protagonista del suo destino e anche per il lavoro è l’elemento più potente a disposizione per una piena realizzazione personale e partecipazione sociale. È in questa dimensione che vanno orientate le azioni progettuali.