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Coronavirus, ospedale San Matteo di Pavia: "Siamo di nuovo nel baratro"

Coronavirus ospedale San Matteo Pavia

Terapie intensive triplicate in 3 settimane e adolescenti con quadri come gli adulti: la situazione coronavirus all'ospedale San Matteo di Pavia.

Come la maggior parte degli strutture, anche l’ospedale San Matteo di Pavia sta facendo i conti con un aumento dei ricoveri di pazienti con coronavirus, cosa che costringe gli operatori a riconvertire una ventina di letti ogni tre giorni.

Coronavirus all’ospedale San Matteo di Pavia

A mostrare la situazione è stato un servizio effettuato dal Fatto Quotidiano che ha raccolto la testimonianza di diversi medici. Il direttore di Anestesia e Rianimazione Francesco Mojoli ha per esempio sottolineato che si è nella fase di rapida crescita dei numeri in cui si ricoverano molte persone al giorno e se ne dimettono poche.

Ha poi evidenziato una differenza rispetto a quanto accaduto a marzo e ad aprile. Se alla situazione più critica vissuta in primavera ha fatto seguito un periodo estivo molto tranquillo, ora siamo in autunno. Una stagione che “sia dal punto di vita atmosferico che da quello delle attività che riprendono ha portato una recrudescenza“.

Un’altra diversità rispetto alla prima ondata l’ha sottolineata il pediatra Gianluigi Marseglia e riguarda l’età dei nuovi positivi infatti. Attualmente ci sono infatti più bambini di prima e un numero maggiore di soggetti in età preadolescenziale con quadri clinici come quelli degli adulti. “Non ci preoccupa questo quanto il contorno, perché dietro ad un bambino c’è una famiglia con i nonni e un entourage“, ha spiegato.

Il direttore generale della struttura Carlo Nicora ha infine spiegato come, mentre a marzo tutto era chiuso e in Pronto Soccorso non c’era nessuno, ora in ospedale arrivano anche pazienti con altre patologie. Stando ai numeri di giovedì 29 ottobre, nel su presidio sono ricoverate 115 persone in degenza ordinaria e 26 in terapia intensiva. “Cifra cresciuta di tre volte nelle ultime tre settimane con pazienti più giovani rispetto al periodo critico“.

L’appello comune dei tre medici è sempre lo stesso. Vale a dire rispettare le regole semplici che, consapevoli che limitano la nostra libertà, sono di enorme aiuto nel limitare i contagi e nell’evitare di mettere troppo sotto pressione il sistema sanitario.