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Studentesse bendate difendono la prof: "Nessuno ci ha obbligate"

aula scuola banchi

Colpo di scena nella vicenda dei ragazzi del Liceo di Scafati interrogati bendati. Si è trattato di una prova volontaria e si schierano con la prof.

Non c’è stata alcuna costrizione. A rivelarlo proprio i ragazzi della 2B del liceo Renato Caccioppoli di Scafati che si sono schierati a difesa dell’insegnante di latino e greco, da qualche giorno sotto i riflettori per aver indotto due studentesse ad indossare una benda davanti agli occhi per non sbirciare le risposte durante un’interrogazione. “Nessuno è stato costretto, era solo una prova qualsiasi per dimostrare a sé stessi che esistono altri occhi da cui poter guardare” si legge nella lettera firmata dagli studenti e da C.R., la ragazza bendata, a seguito delle polemiche scatenate dalla vicenda.

Gli studenti di Scafati hanno difeso la Prof con una lettera

“Il 28 ottobre 2020 – hanno scrittoi ragazzi – nella nostra classe che svolgeva le interrogazioni a distanza attraverso il pc per ironia della sorte, alcuni sono stati interrogati bendati; tra risate generali e battute di vario tipo hanno messo alla prova le proprie conoscenze e, con concentrazione, sono riusciti ad ottenere ottimi risultati”. Un coro unanime si è sollevato a sostegno della docente che aveva ricevuto già nelle scorse ore la difesa d’ufficio del dirigente scolastico Domenico D’Alessandro. Quest’ultimo aveva già sottolineato di essere rimasto “turbato dalla fotografia diffusa dai mezzi di stampa” e di voler “approfondire la questione”, parlando di “un quadro molto diverso da quello finora emerso” e della necessità di “ascoltare la voce dei ragazzi, il cui diritto di parola è troppo spesso ignorato”. E proprio gli studenti hanno deciso pertanto di prendere posizione a sostegno della loro docente. “Siamo diventati storie, pagine, ma siamo vite. – spiegano – Perché tutto in questa società così famelica viene strumentalizzato e pregiudicato dalle cattive opinioni? Siamo fieri della nostra insegnante, siamo fieri della nostra scuola”.

Insomma un altro episodio di realtà stravolta dal flusso di notizie diffuso dai Social che però si è risolto nella migliore maniera grazie proprio alla testimonianza degli stessi ragazzi.