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Terapie intensive sature: a chi spetta la precedenza?

Ospedale

L'accesso alle terapie intensive bisognerà deciderla in base a diversi parametri, non basandosi esclusivamente sull'età dei pazienti.

Le terapie intensive in numerosi ospedali italiani hanno raggiunto il culmine a causa del coronavirus. Torna la paura in Italia. Una paura dal sapore già provato, in quanto una situazione simile l’abbiamo già vissuta lo scorso marzo con la prima ondata, che è culminata con un lockdown a livello nazionale. Torna dunque anche la difficile decisione riguardo la precedenza alle rianimazioni. Un argomento senz’altro dedicato, che è stato affrontato, tramite un documento congiunto, anche da Siaarti, società scientifica formata da rianimatori, e Fnomceo, la federazione degli ordini dei medici. Nel caso in cui ci sia carenza di risorse, secondo quanto dichiarato dai medici, la precedenza dovrà essere decisa in base a diversi parametri, non solo dunque basandosi sull’età dei pazienti. È bene precisare come anche coloro che risulteranno esclusi avranno diritto a opportune cure.

Terapie intensive sature: come comportarsi?

Nel documento Fnomceo e Siaarti fanno sapere: “Se lo squilibrio tra necessità e risorse persiste, la precedenza per l’accesso ai trattamenti intensivi va a chi potrà ottenere grazie ad essi un concreto, accettabile e duraturo beneficio, applicando criteri rigorosi, concorrenti e integrati, valutati caso per caso”. E dunque: “La gravità del quadro clinico, le comorbilità, lo stato funzionale pregresso, l’impatto sulla persona dei potenziali effetti collaterali delle cure intensive, la conoscenza di espressioni di volontà precedenti nonché la stessa età biologica, la quale non può mai assumere carattere prevalente”.

Nessuno deve essere abbandonato

Il documento redatto congiuntamente tra Fnomceo e Siaarti precisa come anche coloro che saranno esclusi dalla terapia intensiva per cause di forza maggiore non dovranno essere abbandonati. Il fattore età era un argomento già discusso nel corso della prima ondata. All’epoca, un documento da parte di Siaarti affermava: “Può rendersi necessario porre un limite di età all’ingresso in TI. Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata”.