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Dpcm, Crisanti: "Regioni potrebbero mentire su dati per evitare lockdown"

Crisanti

Per Crisanti c'è il rischio che le Regioni, suddivise in tre fasce col nuovo dpcm, mentano sui dati per evitare chiusure.

Il microbiologo Andrea Crisanti ha definito confuso il nuovo dpcm che Conte si appresta a firmare e che imporrà restrizioni differenti per tutte le regioni a seconda del suo coefficiente di criticità. Secondo l’esperto c’è il rischio che i territori possano essere poco trasparenti riguardo ai dati per evitare le misure più stringenti.

Dpcm: il timore di Crisanti sulle Regioni

Durante la sua informativa al Parlamento il Premier ha spiegato che il Ministero della Salute suddividerà le aree in tre fasce in base alla loro situazione epidemiologica valutata in base a 21 criteri (tra cui Rt, disponibilità dei posti letto e occupazione delle terapie intensive). Un numero alto secondo Crisanti per decidere se un territorio appartenga alla zona verde, arancione o rossa. “Non vorrei che un provvedimento simile inducesse le Regioni a non essere totalmente trasparenti riguardo a questi dati“, ha commentato in un’intervista alla Stampa.

Il suo timore è infatti quello che questa politicizzazione faccia scattare “una gara tra presidenti a chi è più bravo“. E dato che si tratta di numeri facilmente manipolabili il rischio è che a livello regionale per qualche settimana si decida di ricoverare il meno possibile sulla pelle dei pazienti. Rispetto alle misure contenute nel prossimo dpcm, lui ha proposto altre due soluzioni che l’Italia potrebbe adottare per far scendere la curva dei contagi.

O arrivare entro pochi giorni ad un lockdown per poi rimuovere le misure per Natale. O guadagnare tempo, rallentare il contagio, riorganizzare il sistema di tracciamento, chiudere tutto a gennaio e poi ripartire con un sistema rodato. Non si trova d’accordo invece con alcune delle nuove restrizioni nazionali tra cui il coprifuoco, ritenuto “inutile e solo demagogia“. Anche sulla riduzione della capienza dei mezzi pubblici ha qualche dubbio su chi controllerà che si fermerà al 50%. “Il problema è sempre lo stesso. Bisogna fare poche regole semplici, severe e che le forze dell’ordine siano in grado di mantenere“, ha concluso.