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Il vicario del vescovo di Macerata: "Aborto più grave della pedofilia"

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Le parole forti di don Leonesi, vicario del vescovo di Macerata, sull'aborto e la pedofilia, pronunciate in un'omelia.

L’aborto è più grave della pedofilia?” è la domanda che don Andrea Leonesi, vicario del vescovo di Macerata, ha lanciato dall’altare della Chiesa di Maria SS. Immacolata, il 27 ottobre scorso. Interrogativo che ha lasciato qualche perplessità e che ha suscitato non poche reazioni contrariate.

Il vicario del vescovo di Macerata su aborto e pedofilia

Ha suscitato polemica il contenuto dell’omelia pronunciata da don Andrea Leonesi riguardo all’aborto. Durante la celebrazione eucaristica, il 27 ottobre scorso il prelato ha domandato quale tra i due atti può essere ritenuto più grave: l’aborto o la pedofilia. Domanda con intento senz’altro provocatorio, ma che non ha fermato le osservazioni contrariate. L’omelia di don Leonesi s’inseriva all’interno dell’ultima sentenza della Corta costituzionale polacca, che ha vietato l’aborto anche nel caso di gravi malformazioni del feto. Don Leonesi ha elogiato la Polonia: “In questi giorni ci ha colpito la scelta che ha fatto la Polonia, sono arrivati a fare una legge per cui anche il feto malformato non si può abortire. Oggi una cosa simile provate a dirla in Italia” ha detto il vicario del vescovo, per poi aggiungere: “Perché, guardate fratelli possiamo dire tutto, ma l’aborto è il più grande degli scempi. Mi verrebbe da dire una cosa ma poi scandalizzo mezzo mondo. È più grave un aborto o un atto di pedofilia? Scusate, il problema di fondo è che siamo così impastati in una determinata mentalità. Con questo non voglio dire che l’atto di pedofilia non sia niente, è una cosa gravissima. Ma cosa è più grave?“.

La legge contro l’aborto in Polonia

Negli ultimi tempi in Polonia, la stretta sull’aborto ha avuto un forte sostengo del Pis, il partito ultraconservatore al potere, che ha provato a cancellare le ultime possibilità legali per l’aborto. Il Pis, tramite la Corte costituzionale, ha infatti dichiarato che, in caso di malformazione del feto, alla donna non è data comunque la possibilità di abortire. È stata, così, dichiarata incostituzionale una pratica finora legale, che aveva lo scopo di salvaguardare la salute della donna. Forte la reazione dell’opinione pubblica cattolica che, in piena pandemia, è scesa in strada a protestare. Preso di mira dai dissidenti è Jaroslaw Kaczynski, leader del partito ultraconservatore al governo, che continua a difendere le sue idee in merito. Nel frattempo, sale la tensione in seno al governo della Polonia, mentre si allarga il diaframma fra i due poli antitetici della società nel Paese. Anche duecento generali polacchi hanno detto la loro, chiedendo al governo di “considerare la volontà della maggioranza della società riguardo all’aborto“.

Cosa dice la Chiesa cattolica sull’aborto?

La posizione della Chiesa cattolica sulla pratica dell’aborto è di netto rifiuto. Lo ha ribadito più volte anche Papa Francesco, richiamandosi al valore della sacralità della vita umana. In più di un’occasione, il Pontefice ha sottolineato l’approccio contraddittorio che “consente la soppressione della vita umana nel grembo materno in nome della salvaguardia di altri diritti“, perché contraddice al quinto comandamento. C’è, però, un’eccezione in cui l’aborto è consentito: si chiama aborto terapeutico, e può essere praticato in donne che rischiano la vita per complicazioni fisiche. In questi casi, la Chiesa riconosce che l’aborto non è motivato da un rifiuto del bambino, bensì con l’obiettivo di evitare rischi seri alla madre.

Le parole di don Leonesi, però, suonano come un monito che esclude a priori una valutazione di questo tipo.