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Perché la Campania è passata da zona rossa a zona gialla?

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La Campania, a sorpresa, è stata inserita nella zona gialla: misure restrittive più lievi.

Il Premier Giuseppe Conte, nel corso della conferenza in cui ha presentato il nuovo dpcm, ha annunciato anche la suddivisione delle aree di rischio. L’Italia, infatti, è stata suddivisa in tre fasce: zone rosse (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Calabria, Bolzano e 10 comuni della Provincia autonoma); zone arancioni (Puglia e Sicilia) e zone gialle (tutte le restanti regioni). In quest’ultima categoria si trova anche la Campania, che fino a poche ore fa si credeva potesse rientrare nella zona rossa dato l’elevato numero di contagi giornalieri. Perché ciò non è accaduto? La ragione è dai ricercare nei 21 parametri di rischio considerati dagli esperti. Tra questi, infatti, non c’è soltanto l’indice Rt.

Il caso della Campania

La Campania, fino a qualche giorno fa, aveva un indice Rt pari a 1,49. Ad un passo, dunque, dalla soglia utile per ritenere la situazione critica. Nonostante ciò, tuttavia, è stata inserita nella zona gialla, ovvero quella a rischio medio che prevede le minori restrizioni (in Italia infatti non esistono attualmente regioni verdi, cioè a basso rischio). Il motivo sta nel fatto che l’indice Rt non è affatto l’unico parametro che gli esperti al Ministero della Salute hanno tenuto in considerazione. Ce ne sono, infatti, ben altri venti.

Alcuni di questi altri criteri sono stati rivelati dal Premier Giuseppe Conte proprio durante la conferenza stampa. Si tratta, in particolare, dei focolai all’interno della regione (ovvero delle zone rosse istituite al suo interno), il rapporto tra numero di positivi e numero di tamponi, il numero di tamponi effettuati e, ovviamente, la situazione negli ospedali. Le misure più restrittive, infatti, riguardano quelle regioni che hanno minore spazio nelle strutture ospedaliere, sia perché i posti in terapia intensiva erano ridotti in partenza sia per l’elevato numero di pazienti affetti da Covid-19.

La Campania, in virtù di questi parametri, non è stata ritenuta una regione a rischio elevato. Le strutture sanitare, infatti, non hanno ancora raggiunto livelli di sovraffollamento troppo preoccupanti. Inoltre il rapporto tra numero di positivi e numero di tamponi si attesta ad oggi al 19,2% ed è in calo giorno dopo giorno. Le misure restrittive emanate dal governatore Vincenzo De Luca in netto anticipo rispetto a quelle nazionali, infatti, stanno dando i loro frutti. Non è da escludere che anche questo fattore abbia inciso nella scelta di definire la regione una zona gialla.

Un altro caso anomalo: la Sicilia

La Sicilia, invece, ha subito il processo inverso. In molti credevano che sarebbe stata inserita nella zona gialla o addirittura verde, in virtù dell’indice Rt a 1,42. Quest’ultimo è inferiore a quello di molte regioni che sono state inserite nella zona gialla, come Campania e Veneto. Nel caso dell’isola, tuttavia, hanno probabilmente pesato i numerosi focolai scoppiati in diversi paesini (ben 8 zone rosse istituite negli ultimi due mesi) nonché i posti di terapia intensiva in numero piuttosto limitato nelle strutture ospedaliere.

Le variazioni nelle fasce

Le regioni inserite nelle zone gialle, seppure abbiano misure restrittive più lievi, non devono tuttavia tirare sospiri di sollievo. Il nuovo dpcm prevede infatti che la divisione sia valida per almeno quattordici giorni. Tra due settimane, dunque, si potrebbero avere delle variazioni, sia in positivo che in negativo. Le verifiche e le valutazioni da parte del Ministero della Salute verranno effettuate infatti settimanalmente.