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Covid, una petizione per salvare l’Italia: cosa non è stato fatto

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Sul portale Change.org alcuni grandi nomi di Lettera 150 e fondazione Hume hanno avviato una petizione con il decalogo per salvare l’Italia.

Una petizione per salvare l’Italia dalla pandemia di Coronavirus. Questo è quello che si propongono alcuni grandi nomi della scena Italiana scientifica e non solo che hanno lanciato l’appello sul portale online Change.org. Tra i firmatari della petizione il virologo Andrea Crisanti, Paolo Gasparini docente di genetica medica all’università di Trieste, il direttore della Fondazione Hume Nicola Grigoletto, il presidente dell’ospedale Galeazzi di Milano e molti altri.

L’obiettivo è quello di raggiungere le 15.000 firme, un obiettivo che non sembrerebbe a prima vista molto lontano in quanto ne sono state raggiunte oltre 10.500. Nella petizione sono state indicate le 10 cose che non sono state ancora fatte per poter ridurre i contagi. Un decalogo per guidare il governo in definitiva a fare ciò che non è stato fatto prima.

Covid, petizione per salvare l’Italia

“I sacrifici degli italiani, reclusi per 2 mesi tra marzo e aprile, sono stati gettati alle ortiche”. Questa la premessa presentata all’inizio della petizione, eppure molto importante perché – prosegue – se non ci si ritrova a fronteggiare e a domare questa seconda ondata si potrebbe arrivare un domani a vivere una terza ondata. Ecco che i firmatari della petizione hanno provato a presentare un decalogo di dieci punti per affrontare questa pandemia e indirizzata al Governo per fare “ciò che non è stato fatto”.

Tamponi di massa, un adeguato sistema di tracciamento, aumento dei controlli da parte delle forze dell’ordine per ridurre gli assembramenti, adeguato distanziamento sui mezzi pubblici, aumento dei posti in terapia intensiva. un database accessibile, luoghi dove poter trascorrere la quarantena senza contagiare i familiari conviventi. Queste le misure richieste al governo e che dovrebbero essere attuate quanto prima. “Gli italiani, come sempre, finiranno per fare quel che gli si chiede, sopportando sacrifici e rinunce. È troppo chiedere che, almeno, non siano inutili?”, questa conclusione della lettera contenuta nella petizione.