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Ippolito: "A gennaio si rischia la terza ondata, dobbiamo essere attenti"

Ippolito cts

Ippolito ha invitato alla prudenza e all'attenzione nel periodo natalizio e messo in evidenza il rischio di una terza ondata da gennaio.

Il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma e componente del Comitato tecnico scientifico Giuseppe Ippolito ha lanciato l’allarme sul rischio di una terza ondata di contagi tra gennaio e febbraio: per questo bisogna evitare che le vacanze di Natale vengano gestite come quelle estive.

Ippolito sul rischio di una terza ondata

Intervistato dal Messaggero, l’esperto ha sottolineato la necessità di mantenere in vigore le misure di contenimento dell’epidemia a Natale e Capodanno. Si devono infatti evitare viaggi, feste e grandi riunioni familiari per non ripetere gli stessi errori di luglio e agosto. “Si tratta di un sacrificio, ma pensiamo che a Natale 2021 potremo tornare a festeggiare“, ha spiegato. Il rischio è altrimenti quello di un’ulteriore ondata che andrebbe a coincidere con il picco dell’influenza. Anche se da questo punto di vista, ha sottolineato, la cautela usata contro l’infezione sta riducendo drasticamente anche la diffusione del virus influenzale.

Se da una parte è quindi necessario essere attenti e prudenti, dall’altra non bisogna cadere nel panico. La maggior parte dei pazienti giovani con sintomi, ha continuato, guarisce dalla malattia. Inoltre tra chi finisce in terapia intensiva la percentuale dei decessi è molto alta solo dopo una certa età: il 71,3% tra 61 e 70 anni, il 77,1% tra 71 e 8 e l’84,4% oltre gli ottant’anni. Per questo c’è l’esigenza di far arrivare in ospedale soltanto chi ne ha veramente bisogno, ma per fare questo servirebbe una medicina territoriale forte.

Invece molti pazienti raccontano che è impossibile essere visitati dal medico di famiglia e che preferiscono andare in Pronto Soccorso con la conseguenza di affollamenti e ritardi. Quanto infine alla “decelerazione della curva dei contagi” di cui ha parlato il professor Locatelli, il direttore dello Spallanzani si è mostrato concorde pur spiegando che non si tratta di un “liberi tutti“. Al contrario si deve ancora capire se il rallentamento della corsa del contagio sia tale da mettere l’Italia in sicurezza in tempi rapidi. Per comprendere se si è sulla strada giusta bisogna però attendere altre due settimane. E per vedere effetti su un allentamento del peso sulle terapie intensive, ha concluso, è necessario aspettare fino all’8 dicembre.