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Vercelli, negazionisti in pronto soccorso: "Non è Covid"

Vercelli, negazionisti in pronto soccorso: positivi al Covid

Vercelli, negazionisti in pronto soccorso positivi al Covid. Secondo le testimonianze del personale non volevano accettare di esserne affetti.

A Vercelli, negazionisti in pronto soccorso per positività al Covid. “È capitato di doversi confrontare con pazienti che, pur clinicamente positivi e perfino sofferenti a causa del virus, sostenessero che non si trattasse di Coronavirus, dice Roberta Petrino, responsabile del reparto di Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza dell’Asl di Vercelli.

Vercelli, negazionisti in pronto soccorso

“Interpretavano il nostro intervento medico quasi come una costrizione. Pochi, per fortuna, ma è successo”, racconta Roberta Petrino a La Stampa, a marzo aveva vissuto sulla sua pelle il Covid ed otto mesi dopo è tornata in prima linea. “Comprendo che possa esserci una maggiore stanchezza e apprensione da parte della popolazione, ma è una sensazione che proviamo anche noi”, prosegue, “Al momento, come in tutti gli ospedali, le nostre ferie sono bloccate, il personale non ha la possibilità di prendere un giorno di recupero ore per assistere un parente o passare il tempo con la famiglia”.

Aumentano i codici rossi

Negli ospedali si combatte quotidianamente contro l’epidemia e altre patologie, ma anche contro un virus che affligge la società in tempi di Covid: il negazionismo. Per molti dipendenti ospedalieri, avere a che fare con pazienti che negano l’evidenza è frustrante, molti di questi restano convinti che il virus non esista.

Rispetto allo stesso periodo, l’anno scorso c’era il 5% di codici rossi al pronto soccorso di Vercelli, ora sono il 15% e per lo più a causa del Coronavirus. “I pazienti che arrivano ora sono impegnativi, e per ciascuno è richiesto un maggiore tempo di lavoro. Per questo rinnovo l’invito a rivolgersi a noi solo per situazioni di reali necessità e non per piccoli problemi”, spiega la direttrice.