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Covid, allarme contagi nelle carceri: a denunciarlo il sindacato Osapp

aumentano nelle carceri i casi di contagio da covid

Aumentano i contagi da Covid nelle carceri. L'allarme lanciato dal sindacato di polizia penitenziaria. In Parlamento si discute di nuove proposte

Aumentano i casi di contagio da Coronavirus nelle carceri italiane. A sostenerlo il sindacato della polizia penitenziaria Osapp.

In aumento i contagi di Covid nelle carceri

Il caso è stato sollevato dal sindacato della polizia pentiziaria Osapp, tramite una lettera al ministro della Giustizia Bonafede e al capo del Dap, Bernardo Petralia, secondo cui “in due settimane” il contagio da Covid-19 nelle carceri è aumentato “di circa il 600%”.

Dati allarmanti, che trovano riscontro in una nota del ministero, secondo cui – “Attualmente sono 53.965 i detenuti presenti fisicamente negli istituti penitenziari. I positivi risultano essere 658 (32 dei quali ricoverati) in 77 istituti.

In 11 istituti si registrano più di dieci casi; in 66 istituti i positivi oscillano fra 1 e 9 casi; in 113 istituti (pari al 59,5% del totale) non si registra neppure un contagio. Per quanto riguarda gli agenti della Polizia penitenziaria, i positivi sono 824, tutti posti in stato di isolamento. I dipendenti amministrativi positivi sono invece 65.”.

Al momenti i maggiori focolai riguardano gli istituti di Terni, Milano Opera, Poggioreale, Frosinone, Alessandria, Secondigliano. Inoltre a seguito della decisione di porre nella zona rossa la Campania, nelle carceri ci sono state delle rivolte da parte dei detenuti, che temono la sospensione dei colloqui con i famigliari. 

Le preoccupazioni del sindacato

Il segretario generale del sindacato Osapp, Leo Beneduci, avrebbe messo in evidenza la promoscuità all’interno dei penitenziari anche durante le visite famigliari, sottolineando la carenza dei dispositivi di protezione: -“desta non poca perplessità in particolare il reiterato mantenimento senza limitazioni di sorta, da quanto si apprende, dei servizi di traduzione, di piantonamento nonché i colloqui “de visu” tra i detenuti e i familiari/congiunti, anche provenienti da Regioni diverse, visto che i precari divisori in plexiglass installati in fretta e furia nel periodo aprile-maggio sui tavolini delle sale colloqui in carcere non impedirebbero del tutto lo scambio di contatti fisici e di effusioni”.

Il sindacato quindi lamenta che: -“il carcere si presenterebbe quale un’ingiustificata zona franca anche rispetto alle recenti ed urgenti misure adottate in Consiglio dei ministri, rivolte alla prevenzione ed al contenimento del contagio e che dispongono per la massima limitazione degli spostamenti, anche attraverso l’adozione di dispositivi per la visione da remoto, persino in ordine alle incombenze di natura giudiziaria e penale. 

E conclude: –Il Dap avrebbe lasciato ogni responsabilità e adempimento alla scelta di Provveditori regionali e Direzioni di istituto penitenziario con ciò, in luogo della necessaria unitarietà d’intervento e di iniziativa, determinando una condizione variegata e quanto mai confusa.

Le proposte

Dal ministero fanno sapere, che il ministro Bonafede avrebbe intenzione di lasciare prendere le decisioni in materia anti-covid al Parlamento. Varie le norme che potrebbero essere introdotte per far fronte ai contagi, il cui obiettivo ultimo sarebbe quello di ridurre la popolazione istituzionalizzata, tramite anche i domiciliari per una platea che dovrebbe coinvolgere in totale circa 5300 detenuti. Attualmente gli arresti domiciliari vengono concessi a coloro che devono scontare meno di 18 mesi di pena, con braccialetto elettronico. Tra i detenuti che possono usufruire dei domiciliari ci sono anche i senza fissi dimora, e in questo caso è compito delle regioni trovare loro un alloggio. Il Dap poi, ha stabilito anche la soglia del 5% dei positivi, che se superata, consente all’istituto di sospendere le attività tranne quelle necessarie per il funzionamento dell’istituto stesso. 

Inoltre gli istituti deovno anche prevedere delle zone separate nella quale collocare i detenuti che: possono aver avuto contatti con positivi, vengono da altri istituti oppure devono rimanere in isolamento perchè positivi.