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Covid, lettera ai negazionisti: "Di mia madre è rimasto solo un sacco di vestiti"

Covid

Il post social è stato scritto dalla giornalista milanese Moira Perruso, dopo che i medici gli hanno consegnato gli abiti della madre

La giornalista milanese Moira Perruso, dopo la per Covid morte della madre, ha scritto un post social che vuole essere una lettera per sensibilizzare i negazionisti. “Per chi nega, per chi specula, per chi non ha protetto: che possiate sentire anche voi il rumore del cuore in frantumi“. Lo sfogo è scaturito dopo che il personale sanitario del Policlinico San Donato le aveva consegnato il sacco contenente gli abiti che sua madre Mafalda.

Covid, lettera ai negazionisti

“È tutto ciò che mi hanno restituito di lei e per i prossimi sei giorni non potrò nemmeno aprirlo perché il contenuto è infetto – ha continuato la donna -. Questo aggiunge dolore al dolore, perché mi sarebbe stato di conforto poter stringere quei vestiti per sentire ancora una volta l’odore di mamma invece il coronavirus mi nega anche questo, oltre alla possibilità di baciarla e abbracciarla un’ultima volta. E c’è ancora chi si permette di sostenere che non esiste”.

E ancora: “Avevo una famiglia bellissima che ora di fatto non esiste più. Perché anche chi di noi ne uscirà non sarà la stessa persona di prima”. “La nostra sofferenza secondo i negazionisti sarebbe inventata? – chiede -. Come possono negare che le vite di tutti noi siano cambiate per sempre?”.

Sua madre, fino a un paio di settimane prima, stava bene. “Prima che il Covid sconvolgesse il loro mondo lei e mio padre, entrambi 83enni, abitavano a Buccinasco, al quarto piano di un palazzo senza ascensore e non avevano mai avuto problemi a fare le scale tutti i giorni senza alcun aiuto – prosegue Moira Perruso – . Non sappiamo come il virus sia entrato in casa. Mamma ha iniziato ad avere dei dolori allo stomaco, tant’è vero che pensavamo si trattasse di un problema intestinale” . Poi sono arrivate le difficoltà respiratorie e il ricovero in ospedale. “Le avevano messo il casco Cpap, ma lo scorso sabato ci avevano chiamato per comunicarci che l’avrebbero dimessa presto perché la saturazione era buona. Poi la situazione è precipitata all’improvviso, in pochi giorni, e mamma se n’è andata”.

“A Milano c’erano 300 bare in attesa”

La salma è stata trasportata a Bergamo per la cremazione. Questo perché a Milano c’erano “almeno 300 bare in attesa“. “In questo momento mi sento smarrita, ma ho ben chiara una cosa: la verità va affrontata e vissuta, non ha senso negarla o cercare di allontanarla attribuendone la responsabilità a qualcun altro – sottolinea Perruso – . I negazionisti seminano morte e dolore, spaccando la società, ma sbaglia anche chi dà tutte le colpe ai politici. La responsabilità è individuale, ciascuno di noi deve fare la propria parte per arginare la diffusione del virus”.

Invece di negare, bisognerebbe “denunciare ciò che non funziona – conclude la giornalista – . Penso per esempio ai tamponi: tutti noi, contatti diretti di una persona ammalata di Covid, li abbiamo dovuti fare privatamente, pagando un capitale. È una sconfitta per la sanità pubblica. Bisogna risolvere questi problemi, non urlare che il coronavirus è un’invenzione. Esiste, purtroppo, e spero che per capirlo non serva a ciascuno vedere un sacco con i vestiti di una persona che ama”.