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Giovanna Botteri, Covid: "In Cina è stata guerra. Dobbiamo conviverci"

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La giornalista Giovanna Botteri racconta a Molte Fedi il suo lavoro da corrispondente Rai a Pechino durante la grande ondata di Covid.

Giovanna Botteri, corrispondete Rai dalla Cina ci ha raccontato l’inizio della grande pandemia da Covid-19. A Molte Fedi la giornalista racconta di aver vissuto quell’esperienza come se fosse stata in guerra. E avverte: “In Italia dobbiamo continuare ad avere prudenza per molto tempo”.

Giovanna Botteri: “Il Covid in Cina? Una guerra”

Giovanna Botteri, Premio Ischia 2020 come giornalista dell’anno, si è raccontata a Molte Fedi, manifestazione promossa dalle ACLI provinciali di Bergamo. Il suo ruolo di corrispondente Rai da Pechino durante i primi mesi del Coronavirus ha acceso i riflettori su quello che poi sarebbe avvenuto, da lì a poco, in Italia. Botteri ha raccontato che la Cina di quei mesi le ha ricordato la guerra vissuta a Baghdad. “Pechino, che ha 24 milioni di abitanti, si fermava come Baghdad che, dal giorno alla notte, si svuotava e aspettavi solo le bombe. Poi i morti aumentavano, così come il terrore che il Covid potesse essere ovunque“.

La situazione era così grave da non riuscire a sentirsi al sicuro da nessuna parte, nemmeno in casa propria. “Non potevi viaggiare, né uscire perché le frontiere erano chiuse. I condomini erano circondati da ferro spinato. I paesi fuori Pechino avevano le barricate all’entrata con guardie armate. L’atmosfera era da medioevo”. La paura più grande – racconta – era quella di ammalarsi ed essere buttati all’intero dei lazzaretti che i cinesi avevano creato per la situazione. “Avevamo comprato un frigo grandissimo, che era pieno di cibo, come in guerra, nell’eventualità che non potessimo uscire per giorni”.

La situazione in Italia

In Italia la situazione è andata sempre più aggravandosi, ma per la giornalista lo sbaglio più grande è stato quello di abbassare la guardia durante i mesi estivi, diversamente da quanto accaduto, invece, nei paesi asiatici. “Quando sono tornata a settembre ho visto una sorta di “tana libera tutti”, un tentativo comprensibile e disperato di dimenticare quanto era successo. In Oriente, con modalità dittatoriali in Cina, tecnologiche in Corea e Giappone, è continuato il lavoro del tracciamento che ha permesso di tenere il contagio sotto controllo”.

A chi le chiede cosa prevede, data la situazione del nostro Paese, se ci sarà una luce in fondo alla seconda ondata, risponde che bisognerà riuscire a convivere con il virus per lungo tempo. “Quando ne esci devi capire cosa vuol dire convivere con il virus, modificare le abitudini, senza rinunciare a lavoro, scuola e socialità. Ci vorrà tempo prima che arrivi il vaccino. Ed è facile che sia come un antinfluenzale che ci copre per tre mesi. Abituiamoci alla prudenza“.