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Lombardia, La Vecchia: "Dati migliorano, ipotesi aperture a dicembre"

Milano

L'epidemiologo ha svelato che i dati stanno migliorando e che si può pensare a delle riaperture per Natale.

Il professor Carlo La Vecchia, docente di Epidemiologia alla Statale di Milano, intervistato da Fanpage.it, ha analizzato la situazione della pandemia in Lombardia. I dati finalmente stanno iniziando a migliorare, anche se non è ancora il caso di abbassare la guardia. Dopo l’aumento incontrollato dei contagi e il lockdown, ora si può sperare in un miglioramento.

La Vecchia: situazione in Lombardia

L’indice di contagio Rt, come spiegato dal professore, è molto impreciso, ma questa imprecisione riflette anche altri indicatori sull’epidemia e fornisce informazioni utili. “Abbiamo avuto un’esplosione largamente inattesa. La prima fase, tra il 5 e il 25 ottobre, è stata di tipo esponenziale. Da fine ottobre la crescita ha continuato, e sta continuando anche negli ultimi giorni, in maniera lineare” ha spiegato La Vecchia, riguardo la situazione in Lombardia. La crescita dell’epidemia riflette diversi componenti. “Un’epidemia, infatti, anche con Rt basso, tende sempre a essere esponenziale. Il fatto che questa ora non lo sia implica altri fattori: c’è l’effetto delle misure di contenimento, ma anche il fatto che la diffusione della malattia in alcune zone era già stata importante in passato, quindi ora c’è una certa immunità. Non va chiamato ‘effetto gregge’, ma sicuramente provoca una compressione della diffusione del virus in quella parte di popolazione” ha aggiunto il professore. I suoi colleghi stanno confermando che la pressione sugli ospedali e sulle terapie intensive è un po’ diminuita e questo è dovuto anche all’apertura di strutture Covid per pazienti non gravi. Negli ultimi giorni la crescita dei ricoverati in terapia intensiva è diminuita. I decessi sono molti meno rispetto a marzo e aprile, anche se sono 145-150 al giorno in Lombardia. Questo accade perché il sistema sanitario ha imparato a gestire meglio i casi, anche se per qualche settimana il numero non diminuirà.

C’è qualcosa di strano in questi decessi: solo una piccola parte esce dalle terapie intensive, la maggior parte ancora non arriva nemmeno in rianimazione. Molti sono pazienti fragili e molto anziani. Ricordo che questa è una malattia insidiosa, e senza dubbio ci sono dei morti che non superano il pronto soccorso o i reparti di medici. Qualcuno forse non ci arriva nemmeno, ma si tratta di una minoranza. Ciò detto, il sistema di gestione e cura è enormemente migliore oggi” ha spiegato La Vecchia. “Bisogna stare ancora molto attenti. In questo momento andare a cena da un amico è più rischioso di quanto non fosse andare in discoteca la scorsa estate. Ora è il momento di stare chiusi nel nucleo familiare” ha spiegato il professore, che è sicuro che questa diffusione del virus non durerà in eterno. Ci sarà un picco e poi un livellamento. “Questi virus, se lasciati andare, hanno un periodo di diffusione di 70-90 giorni. Questo contagio sarà più lungo, perché lo stiamo rallentando, ma finirà. Per quanto riguarda le chiusure, tra zona rossa e arancione non c’è poi una enorme differenza” ha spiegato l’esperto. Le misure in vigore hanno avuto effetti positivi, quindi potrebbero essere ridotte a dicembre. Il prossimo Dpcm dovrà tenere conto di due cose, come ha specificato il professore: la scuola e gli aspetti socio-economici. “Siamo stati scottati dall’estate, anche se le conseguenze delle aperture di luglio e agosto ci sono state, ma non hanno fatto esplodere l’epidemia a ottobre. Secondo me anche la popolazione non tenderà più a comportamenti di grande eccesso. Per Natale il consiglio deve essere di usare in privato le stesse precauzioni che si usano in pubblico. Il rischio è maggiore quando ci si rilassa, ormai l’abbiamo capito” ha concluso.