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Medici, da eroi a untori: la pandemia ci ha reso peggiori

medici da eroi e untori

È il momento di aprire gli occhi: siamo usciti peggiori dalla prima fase della pandemia. L’unica cosa che è cambiata è su chi abbiamo scaricato la rabbia.

“La domanda non è «dove?», ma «quando?»”. Prendo in prestito una citazione dalla popolare serie televisiva ‘Dark’, per partire a raccontare di un fenomeno che ha investito la nostra quotidianità nell’era del Covid. Magari ne siamo stati testimoni anche noi, ma siamo troppo impegnati per darci peso.

La domanda da fare è: “Quando medici e infermieri sono passati da eroi a untori?“. Marcare una linea temporale risulta difficile in periodo come questo in cui la quotidianità viene scandita da un costante ripetersi di numeri: quelli contenuti nei bollettini, tra contagi, decessi, e ricoveri, che forse ci hanno fatto perdere il contatto con quella realtà di lotta che si vive nelle corsie ospedaliere.

E così, a leggere di messaggi minatori da parte dei condomini, di figli isolati a scuola anche dagli amici (“su indicazione dei genitori”) e di mogli costrette a ritirare la spesa sul marciapiede perché non sono benvenute nei negozi, la domanda ‘quando?’ inizia a pesare come un macigno. E appaiono come echi lontani gli applausi ai balconi nella Fase 1 per omaggiare chi rischiava ogni giorno la vita, il disegno di Banksy con il bambino che preferisce giocare con medici e infermieri piuttosto che con i supereroi, gli striscioni di ringraziamento appesi per le strade. Sono passati pochi mesi e quei gesti spontanei si sono rivelati semplice retorica, proprio come la manfrina del ‘Ne usciremo migliori’.

È il momento di aprire gli occhi: forse siamo usciti peggiori da quel periodo così estraneo alla nostra realtà. L’unica cosa che è cambiata è su chi abbiamo scaricato la rabbia derivata da questa sensazione di impotenza che ci trasmette la pandemia: prima erano coloro che delle regole se ne fregavano, ora sono i medici, avvertiti come la concausa di un fenomeno che in tanti faticano a spiegare e, di conseguenza, a realizzare. E chissà se arriveremo a livelli patiti dalla categoria all’estero, costretta a richiedere la scorta per paura di agguati. Come se dover vedere ogni giorno dolore e morte tra le corsie degli ospedali non fosse abbastanza.

È lo stesso processo che ha investito un’altra categoria, quella dei giornalisti, passati nei commenti social da ‘informatori’ a ‘terroristi’. Passati da chi sfidava la salute nelle trincee dei reparti ospedalieri per raccontare la realtà, a burattini di un non meglio definito establishment che vorrebbe il popolo assoggettato con un finto virus. Già, tanto finto da fare ancora migliaia di vittime quotidianamente, tanto finto da costringere il personale medico a respingere chi si presenta in Pronto Soccorso perché gli ospedali sono saturi di pazienti Covid. La colpa sarà comunque del medico untore e del giornalista terrorista. Quello che viene da chiedersi è sempre lo stesso: “Da quando?”.