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Coronavirus, l'allarme dei medici: "Presto ospedali al collasso"

Ospedali pieni in Campania, il Covid costringe riconversione

Coronavirus, l'allarme dei medici: "Attenzione concentrata solo sul Covid, ma ci sono anche altre malattie. Problemi tra 2 settimane"

Mentre il governo è alle prese con nuovi provvedimenti per scongiurare la crescita dei contagi da coronavirus, negli ospedali la situazione è preoccupante. L’allarme arriva direttamente dai medici, che riferiscono di non avere più posti liberi per accogliere altri pazienti.

L’allarme dei medici: “Ospedali al collasso”

“I numeri sono quelli. C’è sì un rallentamento dei ricoveri, ma non è tale da evitare che il sistema sanitario vada fuori controllo” è il commento del dottor Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici. “In due settimane, con questo ritmo di crescita, negli ospedali, in molte regioni, ci saranno notevoli problemi. Già oggi non è possibile assistere i pazienti di altre patologie come si dovrebbe, perché l’attenzione è tutta concentrata sul Covid” continua Anelli. I numeri a cui il dottor Anelli si riferisce sono quelli che tutti abbiamo imparato a conoscere: i nuovi contagi giornalieri, che oscillano tra i 30 e i 40 mila, le ospedalizzazioni, le terapie intensive. Ogni giorno, in media, si occupano altri 800 posti letto (comprese le terapie intensive) negli ospedali a causa del Covid. Per i medici tutto ciò è insostenibile, nonostante le ospedalizzazioni siano diminuite. Ma non è abbastanza.

La situazione degli ospedali lombardi

In Lombardia la situazione è ancora più grave, come riferisce Antonio Pesenti, direttore del dipartimento di Uoc Anestesia-Rianimazione del Policlinico di Milano e coordinatore delle terapie intensive nell’Unità di crisi della Regione Lombardia. “Non abbiamo più posti liberi per i malati Covid e tutti i giorni dobbiamo inventarli. Alle 17 del pomeriggio, sono rimasti due soli letti, ma probabilmente anche questi saranno occupati se non lo sono già. I malati li mettiamo nelle sale di risveglio delle sale operatorie finché qualcuno non allestisce un posto in più. Ecco qual è la situazione in tempo reale e va così da giorni”.

I posti in terapia intensiva

I posti in terapia intensiva ci sono, ma vanno attuati. Come ha spiegato il commissario Arcuri, “abbiamo 10mila posti, li abbiamo raddoppiati, e arriveremo a 11.300 nel prossimo mese, a fronte di 3.400 ricoverati in terapia intensiva”. Le terapie intensive, però, non ospitano solo i malati di Covid, come ricorda Carlo Palermo, segretario del sindacato medici Anaao Assomed. “Circa il 60% di questi letti è occupato da pazienti con malattie gravissime come ictus, infarti, politraumi, stati di shock, sepsi e insufficienze multiorgano, che ovviamente non possono essere collocati in altri setting assistenziali. Quando si indicano oltre 11 mila i posti totali di terapia intensiva si deve specificare che circa 3.500 sono solo sulla carta, attivabili in condizioni critiche e non immediatamente. Senza contare che, in ogni caso, non sarebbe disponibile il personale medico e infermieristico”.