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Covid, emergenza posti letto negli ospedali: sature 19 regioni

Regioni sature

Il sindacato medico Anaao-Assomed ha diffuso i dati relativi all’occupazione dei posti letto presenti nei reparti ospedalieri internistici nazionali.

I reparti ospedalieri internistici di Pneumologia, Malattie Infettive e Medicina Interna, presenti su tutto il territorio nazionale, hanno ribadito le proprie difficoltà nel gestire l’emergenza sanitaria in atto a causa dell’esaurimento di posti letto disponibili.

Emergenza posti letto: i dati dell’Anaao-Assomed

L’Anaao-Assomed, il maggiore sindacato cui afferiscono i medici ospedalieri, ha segnalato la presenza di un «quadro drammatico» riferendosi alla scarsità di posti letto nelle strutture sanitarie. I reparti maggiormente impegnati a fronteggiare il dilagare dell’epidemia causata dal coronavirus, infatti, risultano saturi in 19 Regioni italiane. Secondo i dati forniti dall’Anaao-Assomed, scaturiti dal confronto – regione per regione – dei posti letto attivati in ognuno dei già citati reparti nel 2018 e dei corrispondenti posti letto attivati nel 2020, le percentuali attualmente registrate per singola regione indicano quanto segue: Valle d’Aosta satura al 229%, Piemonte al 191%, Lombardia e Provincia autonoma di Bolzano al 129%, Liguria al 118%, Lazio al 91%, Campania all’87%, Provincia autonoma di Trento 82%, Abruzzo 77%, Sicilia 73%, Puglia 71%, Emilia Romagna e Toscana 66%, Veneto 64%, Umbria 60%, Calabria 54%, Basilicata 52 %, Marche 49 %, Sardegna 44%, Molise e Friuli-Venezia Giulia 34%. Solo Molise e Friuli-Venezia Giulia, quindi, si trovano al di sotto della soglia di occupazione fissata al 40%.

L’appello dei medici internisti

L’analisi e i dati presentati dall’Anaao-Assomed sono stati commentati da Dario Manfellotto, presidente della Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (FADOI). Manfellotto ha, infatti, dichiarato: «Gli ospedali sono ormai prossimi al collasso a causa della carenza di personale sanitario e del gran numero di pazienti Covid che continuano ad arrivare nei nostri reparti. In Medicina Interna, ai pazienti vengono garantite tutte le cure, anche quelle sub-intensive, compresa l’ossigenoterapia e le varie forme di ventilazione non invasiva, cercando di evitare di arrivare all’intubazione o alla morte. Inoltre, gli internisti continuano ad assistere i pazienti che sono affetti da altre patologie importanti, come insufficienza renale, bronchite cronica, scompenso cardiaco, sepsi, polmonite, ma per questi malati le possibilità di accesso agli ospedali si stanno riducendo. Ed è chiaro che una probabile conseguenza sarà la crescente difficoltà a ricoverare e garantire gli standard qualitativi di cura per i malati cronici riacutizzati non Covid».