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Coronavirus a L'Aquila: "Secondo terremoto, come Bergamo a marzo"

Coronavirus curva contagi

Un cittadino su 10 è alle prese con il coronavirus e uno su 35 l'ha contratto: gli effetti della seconda ondata a L'Aquila.

C’è anche L’Aquila tra le zone più colpite dal coronavirus: la città, rimasta quasi senza contagi fino al 2 ottobre, in breve tempo è arrivata a contarne quasi 3.500 facendo parlare di un vero e proprio secondo terremoto dopo quello del 2009 che mise a dura prova il tessuto economico e sociale.

Coronavirus a L’Aquila

Se durante la prima ondata la città non era sostanzialmente stata toccata dall’epidemia, nella seconda i casi positivi si sono propagati sfiorando quota 8 mila in tutta la provincia. Vale a dire un terzo dei contagi della regione nel suo territorio meno densamente popolato. A dimostrare la difficile situazione della città, che qualcuno ha definito una seconda Bergamo, vi sono i numeri e la saturazione degli ospedali. Terapie intensive piene, pazienti bloccati al Pronto soccorso e focolai nelle case di riposo e nelle scuole sono le parole chiave di quanto sta accadendo a L’Aquila.

Tutto è iniziato nel weekend del 3 e 4 ottobre. Qualche festa di troppo e la riapertura delle scuole ha trasformato i giovani in detonatori facendo esplodere la curva. Con il risultato che, poco più di un mese dopo, un aquilano su 10 è alle prese con il virus tra contagi e isolamenti e un cittadino su 35 l’ha contratto.

Una situazione che ha spinto il governatore Marsilio a dichiarare la zona rossa prima ancora che lo facesse il Ministero della Salute e a organizzare una campagna di screening di massa. Su modello di quanto fatto in Alto-Adige, l’obiettivo è quello di testare tutta la popolazione provinciale (300 mila persone in 108 comuni) in due settimane.