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Ragazza violentata da Genovese, Feltri: "Pensava di recitare il rosario?"

Vittorio Feltri

Per Vittorio Feltri la ragazza violentata da Genovese è stata ingenua e avrebbe dovuto prevedere quello che le sarebbe successo.

Secondo Vittorio Feltri la ragazza che ha raccontato di essere stata violentata dall’imprenditore Alberto Genovese è stata ingenua e si è cercata quanto successo: in un’editoriale comparso in prima pagina su Libero, il direttore sposta l’accusa dal fondatore di Facile.it (azienda in cui non ha ricopre più alcun incarico dal 2014) alla vittima che, “entrando nella camera da letto dell’abbiente ospite pensava di andare a recitare il rosario?“.

Feltri sulla ragazza violentata da Genovese

Dopo aver inizialmente manifestato un certo fastidio per il fatto che “della vicenda non si smette più di parlare, come fosse una novità che i drogati vanno fuori di testa e ne combinano di ogni colore“, ha affermato che l’unica cosa che “fa schifo nella sua condotta” è il ricorso alla droga. Cosa di cui a suo dire non avrebbe avuto bisogno da persona che poteva permettersi una vita agiata e una soddisfazione finanziaria e non solo.

Ma ciò che sta facendo più discutere dell’articolo di Feltri sono le parole espresse nei confronti di Michela, la ragazza di 18 anni che ha denunciato violenze da parte dell’uomo. La prima osservazione fatta su di lei è che, secondo quanto emerso, si era recata per tre volte a casa di Genovese. E che quindi, conoscendolo, avrebbe dovuto immaginare quello che sarebbe successo. La trasformazione della vittima in colpevole continua nel paragrafo successivo in cui il direttore si chiede se la giovane “non ha sospettato che a un certo punto avrebbe dovuto togliersi le mutandine senza sapere quando avrebbe potuto rimettersele“.

La tesi è solo una: Michela doveva prevedere che avrebbe subito delle violenze e avrebbe quindi dovuto rimanere lontana da lui. Dello stesso livello è la conclusione dell’editoriale, in cui Feltri afferma che “alla ragazza concediamo le attenuanti generiche e ai suoi genitori tiriamo le orecchie“.