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Covid, terapia intensiva aperta ai familiari: "Umanizzare le cure"

Paolo Malacarne, umanizzare terapie intensive per pazienti covid

Il primario dell'ospedale di Pisa, Paolo Malacarne, permette ai parenti di poter vedere i familiari ricoverati

Paolo Malacarne, primario del reparto di Rianimazione dell’Ospedale Cisanello di Pisa, ha deciso di tenere aperta la terapia intensiva ai familiari dei pazienti ricoverati per Covid. Questo al fine di “umanizzare le cure”. “Nei giorni scorsi – ha raccontato il medico -, entrando e uscendo dal lavoro, ho visto più volte appeso alla cancellata dell’Ospedale di Cisanello uno striscione che diceva più o meno così: ‘Ridiamo il sorriso alle bimbe e ai bimbi pazienti oncologici‘: in sostanza, a causa delle restrizioni all’accesso nell’Ospedale imposte dal Covid, “l’Associazione Ridolina ha dovuto interrompere la presenza ormai ventennale dei clown-dottori nel reparto di Oncoematologia Pediatrica di Pisa, dopo aver fatto negli ultimi 3 mesi la sua attività sotto un tendone montato all’aperto nel giardino sottostante la Pediatria a S. Chiara”.

Covid, terapia intensiva aperta ai familiari dei pazienti

“Da molti anni – prosegue Malacarne – nella Rianimazione dove lavoro, i familiari dei malati ricoverati possono entrare dalle 12,30 alle 23,30 ininterrottamente, sedendosi accanto al letto del malato, sia esso in coma o sveglio: è la cosiddetta ‘Terapia Intensiva aperta‘. In tutti questi anni non ha generato una sola infezione in più”. Al contrario “ha invece generato una umanizzazione delle cure tale per cui, paradossalmente, quando trasferiamo i nostri malati nei reparti di degenza ordinaria dove il passo è molto più restrittivo, i familiari e i malati stessi vivono una separazione non spiegabile”.

E ancora: “‘Non sono io che momentaneamente vivo dove lavorate voi, ma siete voi che lavorate dove momentaneamente vivo io’ dice il malato a noi sanitari. E quando un malato purtroppo si avvia al decesso, la presenza dei familiari in rianimazione è garantita 24h/24, unico modo per dare ai familiari la possibilità della vicinanza fisica al malato”. Ma “con il Covid, tutto è saltato – continua -. Il malato Covid è solo, e nessun familiare può accedere. Se il malato muore, muore solo e nessun familiare lo può vegliare. Non solo: restrizioni all’accesso dei familiari anche per i malati ricoverati non-Covid”.

Infine: “Non sarà certo un problema di dispositivi di protezione. Oggi per fortuna ne abbiamo. E non sarà neppure un problema di rischio di contagio: come ci bardiamo noi sanitari, come si bardano le nostre compagne di strada dell’impresa di pulizie, allo stesso modo possiamo farlo fare ai familiari, sotto la nostra attenta supervisione. Quindi l’abbiamo fatto, e da una ventina di giorni nella nostra T.I. Covid entrano i familiari, con prudenza e buon senso, ma anche con rispetto e sensibilità umana“.