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Covid, Gimbe: "I colori delle Regioni sbiadiscono troppo presto"

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Il contagio da Covid 19 frena, ma non abbastanza per essere ottimisti, dicono dalla fondazione Gimbe

La fondazione Gimbe non è d’accordo sull’allentamento delle restrizioni contro il Covid e sullo spostamento di alcune Regioni da rosse ad arancioni e da arancioni a gialle in così poco tempo. “A poche ore dalla firma del nuovo Dpcm chiediamo al Governo di mantenere la linea del rigore – ha iniziato il presidente Nino Cartabellotta – per evitare una nuova inversione della curva del contagio ed aumentare la pressione, già intensa, sugli ospedali”. Quindi “chiediamo di rivedere le tempistiche per ridurre l’intensità del colore delle Regioni: i dati confermano infatti che due settimane di osservazione sono insufficienti per valutare un miglioramento tangibile sulla curva dei contagi e, soprattutto, sui tassi di ospedalizzazione”.

Covid, Gimbe: “I colori delle Regioni sbiadiscono troppo presto”

Nell’ultima settimana di novembre, c’è stata una diminuzione dei nuovi casi positivi. Essi sono infatti passati da 216.950 a 165.879, a fronte però di una discesa anche dei tamponi: da 778.765 a 672.794. Da registrare anche l’importante calo del rapporto tra positivi e casi testati, sceso dal 27,9% al 24,7%. Il numero degli attualmente positivi è tuttavia appena diminuito del 2,3%, da 798mila a 779mila. I ricoveri in terapia intensiva sono il 4% in meno, quelli con sintomi il 5,1% in meno. Le vittime crescono del 9,9%, i nuovi casi dell’11,4%.

Numeri alla mano, la Fondazione Gimbe ha valutato l’impatto delle misure introdotte con il Dpcm del 3 novembre, cioè quando l’Italia è stata divisa in tre zone: gialla, arancione e rossa. “Non si intravedono risultati tangibili a 3 settimane dall’introduzione delle misure”, ha dichiarato Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della fondazione. Al contrario, “sbiadire troppo presto il colore delle Regioni rischia di determinare una risalita prima dell’indice Rt, poi della curva epidemica e quindi dei tassi di ospedalizzazione”.