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Coronavirus, Centanni: "Il numero dei morti calerà lentamente"

Centanni numero morti

L'Italia ha registrato il 45% dei morti della seconda ondata e dovrà fare i conti con il restante 55%: lo ha affermato il primario Centanni.

Stefano Centanni, docente di Malattie dell’apparato respiratorio all’Università Statale di Milano e primario di Pneumologia all’Asst Santi Paolo e Carlo, ha affermato che l’Italia si trova attualmente di fronte al picco dei morti per coronavirus e che il numero delle vittime, conseguenza di una situazione di due settimane prima, calerà molto lentamente.

Centanni sul numero di morti

Intervistato dal Corriere della Sera, l’esperto ha spiegato che i modelli matematici avevano previsto un grande aumento di morti nella seconda metà di novembre e nella prima di dicembre. Alcune simulazioni descrivevano uno scenario anche peggiore, con 1.200 decessi giornalieri: per il momento l’incremento quotidiano più alto è stato invece pari a 993. Ciò accade perché il coronavirus è una patologia lenta. Basti pensare che secondo i suoi modelli basati sull’osservazione di quanto accaduto in primavera, “possiamo dire che finora abbiamo visto il 45% delle morti di questa ondata e che ancora deve verificarsi il restante 55%, con una curva che calerà lentamente“.

Rispetto alla prima ondata, ha chiarito Centanni, la mortalità è inferiore perché la percentuale delle vittime sui contagiati è inferiore. Inoltre i pazienti arrivano in Pronto soccorso prima e c’è una migliore gestione dei flussi per evitare assembramenti in ospedale. Il problema è che il virus sta circolando di più e che, mentre in primavera i decessi riguardavano poche regioni, ora sono diffusi in tutta Italia. Per esempio La Lombardia a marzo e aprile pagava un tributo di morti per oltre la metà del totale nazionale, mentre ora il dato lombardo pesa circa per il 30%.

Sull’entità dei morti che continuano a registrarsi, ha spiegato che si tratta per lo più di persone in età avanzata e con altre patologie. Ciò non deve però far credere che a sviluppare forme gravi di infezione non siano anche i giovani: “ieri abbiamo dimesso un paziente di 38 anni, in precedenza sano, che ha dovuto rimanere in ospedale con il casco per dieci giorni“.