> > “Mio padre una delle 993 persone morte per Covid”

“Mio padre una delle 993 persone morte per Covid”

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Il giornalista Gian Luca Rocco con un’esclusiva ha raccontato a Tgcom24 l’esperienza della perdita del padre morto per Covid.

Il 3 dicembre è stato un giorno particolarmente critico per l’Italia. Nell’arco di un giorno si sono verificate 993 morti per Covid, un record che non si era registrato da marzo quando il picco dei contagi era al suo apice. Tra questi 993 morti c’era anche Gian Luigi Rocco padre di un giornalista di Tgcom 24 che per circa un mese ha vissuto un lungo calvario che lo ha poi portato alla morte all’età di 71 anni. Proprio a Tgcom 24 il figlio Gian Luca ha deciso di raccontare questa drammatica vicenda. “Il 3 dicembre, cioè quell’oggi che ora volge al termine, è morto, da solo, in un reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Galliera di Genova dopo oltre due settimane di rianimazione e altrettante di degenza”, ha raccontato il giornalista.

Covid, mio padre uno dei 993 morti

La storia di Gian Luigi Rocco il padre di un noto giornalista è una di quelle storie che abbiamo sentito forse troppo spesso, se non fosse che lui è morto in un giorno particolarmente critico in Italia con un picco di decessi che non si registrava da marzo. Gian Luigi Rocco però non è solo un numero ma come tutte le persone morte per Covid ha dietro una storia di sofferenza. Proprio per questo il figlio Gian Luca noto giornalista ha rilasciato un’esclusiva a Tgcom 24 dove ha raccontato la sua storia esperienza.

Il 3 novembre il tampone è risultato positivo al Covid 19. Aveva il raffreddore da una settimana e perso gusto e olfatto. Il 6 novembre è stato portato al pronto soccorso di San Martino perché la sua saturazione era crollata. Durante la breve degenza, non lo hanno ossigenato, perché l’ossigeno era finito a causa dei troppi accessi”, ha raccontato Gian Luca Rocco.

Ha poi proseguito: “È stato 12 ore su di una sedia di un reparto traboccante di pazienti anche messi peggio di lui. Gli hanno fatto l’esame del sangue, una lastra e poi hanno deciso che insomma, non stava così male…lo hanno rimandato a casa alle 20. Alle 20,30 aveva 40 di febbre e non respirava più. L’hanno portato di nuovo via, questa volta verso un altro ospedale”.

Infine ha raccontato l’ultima in cui ha avuto occasione di parlare con il padre: “L’ultima volta che l’ho sentito, alle 15,30 del giorno in cui è finito in terapia intensiva, abbiamo parlato (faticosamente) di Trump che non accettava il verdetto delle elezioni (la cosa lo preoccupava inspiegabilmente molto) ma soprattutto di Preziosi che non aveva venduto il Genoa”.