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Covid, Vespignani: "Non ha più senso parlare di ondate di contagi"

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Alessandro Vespignani ha parlato del Covid 19 e delle ondate di contagi.

L’ epidemiologo computazionale alla Northeastern University di Boston, Alessandro Vespignani, ha parlato delle ondate di contagi da Covid 19. E lo ha fatto in un’intervista a La Stampa. “L’Italia è un punto di riferimento perché è stato il primo Paese occidentale colpito. L’unico problema è che ha perso l’occasione di evitare la seconda ondata. Questo però al pari di altri Stati europei – ha iniziato -. “I decessi sono sempre troppi e arrivano settimane dopo i picchi, ma purtroppo succede in modo analogo in tutta Europa”. Infatti, “in ogni Paese l’epidemia segue percorsi solo leggermente diversi in base agli interventi e alla capacità di proteggere gli anziani”.

Covid, Vespignani: “Basta parlare di ondate di contagi”

Si poteva fare almeno come la Germania. Italia, Inghilterra, Spagna e Francia stanno sui mille morti per milione di abitanti, mentre la Germania a 220 – ha aggiunto l’epidemiologo -. Perché questo paese “è l’unica eccezione europea per efficienza e strategia” in quanto “la gestione del virus è stata anticipata, concertata e tempestiva negli interventi grazie a tracciamento e test efficienti”.

“I Paesi confrontabili dell’Ue hanno numeri simili e alcune differenze che possono essere solo temporali – continua -. Il confronto in Europa va fatto tra Italia, Inghilterra, Spagna, Francia e Germania, e qui solo quest’ultima si distingue”. Secondo Vespignani, inoltre, la pandemia non sarà finita finché non verrà sconfitta in tutto il mondo ma per far ciò “è importante ciò che succede negli altri Paesi”.

L’Italia “sta raggiungendo un punto di inversione positivo. Tutta la popolazione deve rendersi conto che l’epidemia non è finita. Si è calmata solo per le misure, per cui non bisogna disperdere gli sforzi“. Infine: “Non ha più senso parlare di ondate. Perché il virus circola, ci sono 24mila contagi al giorno e aumentano appena le persone tornano a incontrarsi”.