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Vaia: "Scuole e trasporti possono diventare incubatori del virus"

Francesco Vaia

Se si abbasserà la guardia durante le festività, scuole e mezzi pubblici potrebbero diventare incubatori del virus: lo ha affermato Vaia.

Il direttore sanitario dell’Istituto di malattie infettive Spallanzani Francesco Vaia ha lanciato l’allarme sul rischio che, se durante le vacanze di Natale non si rispetteranno con rigore le regole, le scuole e i trasporti diventino incubatori del contagio da coronavirus.

Vaia: “Scuole e trasporti incubatori del virus”

Intervistato dal Corriere della Sera, l’esperto ha ribadito che bisogna continuare a comportarsi nel modo giusto, altrimenti gli errori di pochi rischiano di cancellare i sacrifici di tanti. Anche perché il 7 gennaio dovrebbero riaprire le scuole e l’auspicio è quello che “i ragazzi ascoltino i nostri appelli e siano stati fatti i giusti investimenti“. Se così non fosse si ritornerebbe in una situazione di rischio elevato.

Da un punto di vista strettamente sanitario, ha spiegato, sarebbe secondo lui opportuno che la scuola rientrare in un percorso virtuoso di medicina territoriale attraverso il ripristino della figura del medico scolastico: “La pandemia ci ha dimostrato che è necessario, anche per avvicinare i ragazzi alla prevenzione e ai corretti stili di vita“. Tra gli altri insegnamenti lasciati dall’emergenza sanitaria vi è poi la necessitò di ripensare ritmi e famiglie, l’umanizzazione della società e il frazionamento degli accessi a uffici e scuole, anche alternando lo smart working al lavoro in presenza.

Quanto poi all’arrivo del vaccino, Vaia ha affermato che affinché sia a disposizione di tutti e raggiunga la popolazione mondiale servirà una forte sinergia tra aziende farmaceutiche e Stati. Pur dichiarandosi contrario all’obbligo vaccinale e a favore della libertà di scelta, si è auspicato la massima trasparenza dei dati emersi dalle sperimentazioni e l’allontanamento del sospetto che dietro al vaccino ci sia un interesse politico. L’obiettivo che bisogna porsi, ha concluso, è di arrivare a un’immunità di gregge che contempli una percentuale di vaccinati superiore al 70%.