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Covid, Galli: "L'Europa chiude, da noi continua tira e molla"

Massimo Galli

L'infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano ha sottolineato che l'Italia dovrebbe seguire le decisioni dell'Europa.

Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, è stato intervistato da Repubblica e ha spiegato che la situazione in Italia continua ad essere precaria, perché non si seguono le regole che sono state stabilite in Europa. Il nostro Paese continua con un tira e molla che non permette di contenere la pandemia da Covid.

Galli sul Covid

Massimo Galli ha spiegato che in Europa ci sono tanti paesi che stanno prendendo delle decisioni importanti, facendo due conti su ciò che sta accadendo. I tedeschi hanno fatto le cose bene all’inizio, ma hanno sottovalutato la seconda ondata, mentre gli inglesi sono nella stessa situazione degli italiani. L’Italia continua ad ammorbidire e poi inasprire le misure, andando avanti con questo tira e molla della politica che non fa bene al Paese. Secondo Galli l’idea migliore è quella di mettere misure più restrittive. “Ho appena incontrato un conoscente che stimo, e che mi ha detto: ‘Sono stato in centro, c’era una quantità di gente incredibile, è possibile che non capiscano?’. ‘Ma tu dov’eri?’, gli ho domandato: ‘Forse sei tu a non aver capito’. È rimasto senza parole. Qualche volta anche chi è ben intenzionato finisce per non cogliere il messaggio di fondo, e cioè che bisogna limitare al massimo le situazioni pericolose” ha dichiarato il professore.

Quando è stato sottolineato che è stato il governo a decidere di riaprire i negozi e dare addirittura un bonus per gli acquisti. Queste decisioni spingono le persone a pensare di poter uscire liberamente e dedicarsi allo shopping natalizio. “L’impressione è che, appena si dà un minimo segnale di rilassamento delle misure, la gente si prenda il braccio e non solo il dito” ha commentato Massimo Galli. “Rischiamo una ripresa gagliarda della seconda ondata e di vanificare tutti i sacrifici fatti. E questo su e giù, questo apri e chiudi mi sembra finisca per danneggiare l’economia più di una cura magari un po’ intensa, ma dalla durata certa. Se si va avanti così, ci porteremo dietro il coronavirus per chissà quanto. Almeno fino all’immunità di gregge che, se andrà tutto bene, arriverà tra un anno” ha concluso l’infettivologo.