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Scuola, dopo 17 anni torna il concorso per insegnanti di religione

Bibbia

Il ritorno del concorso per insegnanti di religione ha fatto scoppiare la prima polemica.

Sono passati ben 17 anni, ma Lucia Azzolina ha deciso di lanciare il secondo concorso per il reclutamento degli insegnanti di religione. Il primo risale al 2204 e da allora era stato bandito dalla ministra Mariastella Gelmini. Questo ritorno, però, ha scatenato qualche polemica.

Concorso insegnanti religione

La selezione ai nastri di partenza è ciò che i precari storici non volevano in quanto perché selettivo per esami e titoli. Il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, e l’inquilina di viale Trastevere hanno sottoscritto un’intesa sul concorso previsto dal decreto scuola dell’anno scorso. Si tratta di un’accordo necessario “per poter procedere con il bando vero e proprio“, come hanno spiegato dal Ministero dell’Istruzione. La procedura coprirà i posti vacanti per il prossimo triennio: dal 2002/2021 al 2022/2023. All’interno degli ambienti cattolici non l’hanno presa bene. Durante l’incontro, Bassetti ha ricordato che “il prossimo concorso costituisce un passaggio importante non solo per la stabilizzazione professionale di tanti docenti, ma anche per la dignità dello stesso insegnamento, frequentato ancora da una larghissima maggioranza di studenti“. La ministra ha ringraziato la Dei per la collaborazione che ha consentito di arrivare a questa intesa per tutelare le aspirazioni degli insegnanti di religione, che hanno dato il proprio contributo nelle scuole anche durante l’emergenza sanitaria.

Il concorso prevede che “una quota non superiore al 50 per cento dei posti possa essere riservata al personale in possesso del riconoscimento di idoneità rilasciato dall’ordinario diocesano e che abbia svolto almeno tre annualità di servizio nelle scuole del sistema nazionale di istruzione“. Questo punto non è stato preso bene dagli insegnanti che da vent’anni stanno aspettando questo concorso. 16 anni fa occorrevano almeno quattro anni di servizio per partecipare e quelli che avevano avuto la prima supplenza nel 2001 erano stati esclusi. La speranza era quella di ottenere un concorso con la totalità dei posti riservati, non la metà. L’Anaps (Associazione nazionale autonoma professionisti della scuola) che ospita una forte presenza di docenti di religione, ha espresso soddisfazione per questo accordo, ma ha voluto ribadire ciò che i precari di religione chiedono da anni, ovvero un concorso non selettivo, come accade per i docenti delle altre materie. “Ci aspettiamo che in un prossimo incontro con i sindacati venga ribadita la volontà della ministra di bandire un concorso riservato non selettivo, come da premessa contenuta in questa intesa con la Cei, e che nessuno si permetta di chiedere ancora un concorso ordinario, che discriminerebbe gli insegnanti di religione, che anche in questo momento di emergenza sanitaria stanno dimostrando un senso del dovere pari a tutti gli altri insegnanti” si legge nella nota diffusa dall’Anaps.