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Caso Genovese, parla la vittima: "Continuava a darmi droga"

Alberto Genovese

Il racconto dettagliato della ragazza di 18 anni che è stata segregata e violentata da Alberto Genovese nella sua stanza durante una festa.

La festa organizzata a Terrazza Sentimento la sera in cui è avvenuta la violenza era diversa da quelle a cui la giovane vittima aveva già partecipato. Nella lussuosa casa di Alberto Genovese c’erano poche persone, poco conosciute, e quasi tutte donne, a differenza delle altre in cui si incontravano personaggi del mondo della moda e della musica.

Le parole della vittima di Genovese

Quella sera la 18enne ha deciso di raggiungere Terrazza Sentimento per partecipare alla festa insieme ad un’amica. La ragazza ha raccontato che circolava una quantità di droga enorme, tra cocaina e cocaina rosa, che era sempre a disposizione di tutti e lo stesso Genovese gliel’aveva offerta. La giovane ha raccontato di essere arrivata alla festa alle 20.30 con l’intenzione di andarsene prima delle 23 per andare ad un’altra festa. Non conosceva direttamente l’imprenditore, ma ha spiegato di aver capito che aveva “puntato” lei e la sua amica. “Io non ricordo molto ma la mia amica mi ha detto che intorno alle 22.30 avevamo deciso di andarcene anche perché lui aveva cominciato ad essere molto molesto nei nostri confronti, ci seguiva. Era come se ci stesse puntando. Infatti, ci siamo dette: stiamo sempre insieme, non ci separiamo mai” ha spiegato. Poco dopo la 18enne ha assunto della droga volontariamente e senza rendersene conto si è ritrovata in camera di Genovese, indagato anche per una seconda violenza. “Non so come ci sono entrata. Ero sveglia, ma completamente andata. Non ricordo niente” ha spiegato. In queste ore prive di ricordi si è consumata la violenza sessuale con un sequestro durato circa 20 ore e terminato quando la vittima a ripreso coscienza e ha chiesto di riavere il suo cellulare e di essere liberata. Ha subito chiamato l’amica, che è tornata nell’appartamento di Genovese. “O mi fai scendere o lei chiama qualcuno” ha detto la 18enne all’imprenditore, che alla fine l’ha lasciata andare.

In strada la giovane ha fermato una volante della polizia e ha chiesto aiuto. “Da quando mi sono svegliata sul letto. Credevo di aver avuto un incubo. Ricordo di avergli detto ‘Ma dove siamo andati ieri sera?’” ha raccontato. Dopo l’arresto ha capito cosa era accaduto, ma ha solo alcuni brevi ricordi di quanto accaduto. Aveva la sensazione che fosse successo qualcosa ma pensava fosse così assurdo da crederlo impossibile. “Poi hanno cominciato a sovrapporsi i ricordi, i dolori, le manette, lui che si comportava in modo violento e voleva ancora costringermi ad assumere droga. ‘Pippa’, diceva. Ho capito che ero in pericolo di morte e ho mandato messaggi alla mia amica con il telefonino” ha raccontato la 18enne. Riguardo la notizia del presunto incontro a pranzo con gli amici di Genovese prima di cambiare avvocato, ha spiegato di aver preso solo un caffè con alcune persone che in passato hanno avuto rapporti con lui. “Ho cambiato avvocato tramite conoscenti che non hanno alcun collegamento con Genovese. Volevo un professionista esperto e stimato. Non ci sono trattative in corso per un risarcimento” ha dichiarato. Ora spera di dimenticare questa storia, che se ne parli sempre meno e di poter avere la possibilità di riprendere gli studi e diplomarsi.