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Galli: "La curva dei contagi scende più lentamente di quanto si sperava"

Massimo Galli

Per Galli la curva dei contagi sta rallentando più lentamente di quanto si sperava: con un lockdown lo scenario sarebbe stato diverso.

Mentre il governo si riunisce per mettere a punto la stretta in vista del Natale, il primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano Massimo Galli si è detto preoccupato per il fatto che la curva dei contagi rallenta ma non con la velocità che ci si auspicava e con differenze palesi all’interno del paese.

Galli sulla curva dei contagi

Intervistato dal Fatto Quotidiano, il professore ha affermato che la chiusura limitata dei mesi precedenti sta comportando una discesa allungata. Con un lockdown totale come quello istituito in primavera a suo dire l’Italia sarebbe ora in uno scenario diverso. Dato che “meno si chiude e più è lungo il processo di rallentamento“, un allentamento delle norme in occasione delle festività farebbe quindi aumentare le probabilità di una recrudescenza del contagio. Per questo si rischia di essere nei guai già a gennaio, con la riproposizione di quanto accaduto dopo l’estate.

Con la differenza che un’eventuale terza ondata inizierà con circa 10 mila casi al giorno e 20 mila ospedalizzati. Un numero alto di ricoveri che, ha continuato Galli, ha causato la conversione di diversi reparti ospedalieri per curare pazienti con coronavirus con una diminuzione dell’assistenza agli altri malati. Tra i 700 mila decessi che secondo il presidente dell’Istat si conteranno a fine 2020, Galli ha infatti catalogato non solo i morti per Covid le vittime dell’infezione non registrate, ma anche i deceduti per cause che, essendoci la pandemia, non si è riusciti a curare.

Alla domanda se sia possibile pensare, in questa situazione, di riaprire le scuole il 7 gennaio, Galli ha risposto che, pur ritenendo importantissimo tornare in aula, è necessario gestire bene le problematiche connesse a partire dal nodo trasporti. I dati parziali del Miur aggiornati al 31 ottobre parlavano infatti 65mila casi di infezione correlati alla scuola.