> > Aborto, le Marche fanno un passo indietro: "Troppa denatalità"

Aborto, le Marche fanno un passo indietro: "Troppa denatalità"

Marche

La giunta regionale delle Marche sta facendo un passo indietro sull'aborto. Sono scoppiate nuove polemiche.

La giunta regionale delle Marche, il 15 dicembre, ha chiesto di rivedere le linee guida nazionali sull’aborto, modificate la scorsa estate, secondo cui la pillola abortiva Ru486 può essere somministrata anche senza ricovero. Ad oggi basta un day hospital, nelle strutture pubbliche e private, e le donne possono tornare a casa dopo solo mezzora dall’assunzione della pillola. Le Marche vogliono fare un passo indietro.

Cambiamento delle Marche sull’aborto

Il quotidiano online Cronachemaceratesi.it ha riportato i risultati della riunione del Consiglio regionale. “Avvieremo una verifica di compatibilità delle linee guida del ministero della Salute con la legge 194 perché riteniamo che i consultori debbano essere luoghi di assistenza e approfondimento e non di esecuzione dell’interruzione volontaria di gravidanza. Che come previsto da legge deve rimanere in ambito ospedaliero, dove le modalità di ricovero sono demandate al medico e alla direzione sanitaria” ha dichiarato Giorgia Latini, assessora alle Pari Opportunità. L’annuncio a sorpresa delle Marche dipende da due interpellanze: una presentata da Manuela Bora del Pd, che si concentrava sul numero elevato di medici obiettori di coscienza che impediscono l’applicazione della 194, e una presentata da Elena Leonardi (Fdl) che indagava sull’applicazione della 194 nella parte riferita alle politiche a sostegno della famiglia e della natalità. Dopo l’intervento di Giorgia Latini sono scoppiate diverse polemiche, tanto che ha dovuto spiegare la sua dichiarazione durante un’intervista, in cui ha sottolineato che si tratta semplicemente di una sua opinione personale.

Le istituzioni hanno l’onere di sostenere le donne in questa scelta difficile. Sia psicologicamente sia economicamente quando serve. Bisogna applicare la 194 nel suo senso originario, con l’individuazione di un percorso che inserisca la donna in un contesto assistenziale, con diverse opzioni, in una vera condizione di libertà” ha dichiarato l’assessora. Questo significa che bisogna potenziare il consultorio e dotarlo di nuovi strumenti per far superare le cause che potrebbero spingere la donna a voler interrompere la gravidanza. “Stiamo vivendo una decrescita demografica senza precedenti. Quindi servono politiche di sostegno alla nascita. Le istituzioni devono più che mai impegnarsi a promuovere la vita dando alle donne assistenza per scegliere in piena libertà. Il nostro obiettivo è di mettere le donne nella condizione di non vivere la maternità come una tragedia” ha aggiunto la Latini. Filippo Saltamartini, assessore alla Sanità, ha fornito alcuni dati del ministero della Salute riguardo gli aborti nella Regione, che ha uno dei tassi più bassi in Italia. “Nelle Marche nel 2019 ci sono state 1450 interruzioni volontarie di gravidanza rispetto alle 1537 del 2018. Quelle farmacologiche sono effettuate negli ospedali di Urbino, Senigallia e San Benedetto del Tronto” ha dichiarato, per poi ricordare che “la vita umana e la dignità delle persone, naturalmente fin dal concepimento, riveste un elemento di differenziazione tra le società occidentali e quelle di altri Paesi“.