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Crisanti: "No cenoni, ma a Natale negozi aperti"

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Un Natale senza cenoni e spostamenti tra Regioni ma con i negozi aperti: il parere di Crisanti sulle misure per le festività

Il governo è alle prese con nuove restrizioni per scongiurare l’impennata di casi dovuta a un Natale senza troppe regole, e il mondo scientifico è d’accordo: bisogna prendere misure più severe per evitare l’arrivo di una terza ondata. Sull’argomento è intervenuto anche il professor Andrea Crisanti.

Crisanti: “Natale senza cenoni”

L’idea di Crisanti è chiara: un Natale senza cenoni, ma con i negozi aperti per salvare, seppur in parte, tutti gli esercenti che hanno vissuto un 2020 da incubo. “A Natale non chiudere i negozi anzi allungare gli orari, la cosa da evitare è lo spostamento tra regioni e i raggruppamenti familiari“. Il direttore del laboratorio di Microbiologia all’Università di Padova, che ha parlato ai microfoni di 24Mattina su Radio 24, è stato chiaro: si può rinunciare ai cenoni natalizi pur di scongiurare l’arrivo di una terza ondata a gennaio. E proprio su gennaio e l’eventuale ripartenza delle scuole si è espresso Crisanti. “I bambini più piccoli secondo studi sono più resistenti al virus, aprirei un distretto scolastico per sperimentare e capire cosa succede, ma c’è anche la questione dei trasporti da risolvere -ha spiegato-. Se torniamo con la didattica in presenza e con l’assoluta libertà di movimento non abbiamo strumenti per prevenire la terza ondata, perché i tempi per la vaccinazione saranno lunghi. Fino al 7 gennaio i casi diminuiranno ancora, perché ci saranno ancora le restrizioni in vigore. Secondo me verso la fine di gennaio probabilmente aumenteranno, proprio con la riapertura delle scuole“.

Crisanti: “Veneto in zona rossa”

Crisanti ha fatto il punto sulla situazione epidemiologica del Paese, con uno sguardo alle singole regioni. “Le zone gialle non riescono ridurre i contagi, e non dipende dal numero delle terapie intensive, l’uso dei test rapidi non si può usare per difendere i più fragili -commenta il microbiologo-. Il Veneto dovrebbe andare in zona rossa per almeno due o tre di settimane”. Per il professor Crisanti non bisogna focalizzarsi sul numero delle terapie intensive, per stimare lo stato rischio di una Regione. “Valutare il sistema sul numero delle terapie intensive è sbagliato, la forza di una catena si valuta sull’anello più debole non su quelli di forza”.