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Scuola a rischio: "Se non abbassiamo incidenza, è difficile la ripresa"

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Per Rezza "è presto per prendere una decisione. Se non abbassiamo l'incidenza è difficile parlare di ripresa delle attività, anche scolastiche".

Il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha già avvisato gli studenti italiani che la decisione sul futuro della scuola verrà presa solo a fine anno, quando si valuterà il nuovo andamento dell’emergenza coronavirus. Ma i numeri dei contagi e, soprattutto, quello dei decessi sono ancora troppo alti. Per questo motivo, il futuro della scuola sembra incerto e la riapertura il 7 gennaio, subito dopo le vacanze di Natale, sembra essere sempre più a rischio. Molte le proteste da parte dei sindacati.

Scuola, riapertura a gennaio a rischio

Mentre aumenta l’apprensione degli italiani che desiderano sapere come potranno trascorrere le festività natalizie, probabilmente all’insegna di numerosi blocchi e limitazioni, molti studenti cominciano a chiedersi quando sarà permesso tornare sui banchi di scuola. Intanto sembra sfumarsi l’ipotesi del 7 gennaio, consueta data di ripresa delle lezioni all’indomani delle vacanze di Natale. Questa volta l’emergenza sanitaria potrebbe posticipare la regolare ripresa delle attività, anche se la Azzolina resta intenzionata a riprendere le lezioni in presenza, anche alle superiori, il 7 gennaio. Lei stessa ha dichiarato: “Si sta lavorando in queste ore insieme alle Regioni. Ci sarà a breve un incontro, da un lato per i trasporti, dall’altro lato per tamponi e test rapidi. Sono già partiti i tavoli con i prefetti. Se c’è da ragionare sui trasporti non lo si può fare solo dal punto di vista nazionale. Ogni territorio ha le sue esigenze. I tavoli con i prefetti ci aiutano a risolvere le criticità. Inoltre come Ministero abbiamo chiesto una corsia preferenziale per la scuola per i tamponi“.

Sul futuro della scuola è intervenuto anche Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, il quale a Cartabianca, in onda su Rai 3, ha commentato: “Dobbiamo pensare che non è possibile per gli studenti continuare le lezioni da remoto. Quindi si dovrà pensare al loro ritorno a scuola. Ma dobbiamo anche presentarci nelle migliori condizioni alla campagna di vaccinazione“. Se non si abbassa il numero dei positivi e dei decessi, probabilmente non sarà possibile la ripresa scolastica a inizi gennaio e gli studenti sarebbero costretti a tornare in aula solo più avanti.

Martedì 15 dicembre Giovanni Rezza, direttore della Prevenzione del Ministero della Salute, nel corso della conferenza stampa ha dichiarato: È ancora presto per prendere una decisione in questo senso, prima dobbiamo tenere bassa la circolazione virale. L’Rt al momento è intorno a 0,8. Ma l’incidenza di nuovi casi è ancora elevata, il che produce comunque nuovi casi di infezione. Se non abbassiamo l’incidenza, è difficile parlare di ripresa completa delle attività, anche scolastiche“.

Proteste di presidi e sindacati

Il sistema scolastico da solo non può riaprire. Bisogna lavorare tanto e coordinare gli sforzi di vari settori. Non è soltanto la scuola a essere interessata, ma in vista di questa riapertura devono essere coinvolti anche il sistema sanitario da un lato e quello dei trasporti dall’altro”. Così Antonello Giannelli, presidente Anp, aveva dichiarato a Fanpage.it.

Francesco Sinopoli, che guida la Flc Cgil, ritiene che “siamo di fronte all’ennesimo fallimento del sistema Paese sulla scuola. Non è stato fatto nulla in questi mesi“. Per Sinopoli, “le prime responsabilità sono delle Regioni” e “a fare le spese della terza ondata è sempre la scuola”.

“Servono idee e interventi che lo consentano in sicurezza. Con la salute dei lavoratori e degli stessi alunni non si scherza, ha aggiunto il segretario della Uil scuola, Pino Turi.