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Caso Alberto Genovese, l'amico Daniele Leali: "Sono una persona pulita"

Caso Alberto Genovese Daniele Leali

"Sono solo un amico di Alberto Genovese, non il suo braccio destro. Sono una persona pulita", commenta Daniele Leali, coinvolto nelle indagini.

Continuano le indagini sul caso Alberto Genovese e aumentano le accuse sul suo conto: l’amico Daniele Leali, anche lui indagato, ha chiarito la sua posizione e descritto il rapporto con l’ex imprenditore campano, che nel cuore della movida meneghina (e non solo) avrebbe dato vita a giri loschi e pericolosi.

Caso Genovese, le parole di Daniele Leali

Intervistato dal Corriere della Sera nello studio del suo avvocato, Daniele Leali ha raccontato quello che sa sulle feste dell’amico Alberto Genovese. Non sono il suo braccio destro. Sono solo un amico. Sono una persona pulita, un imprenditore che lavora da quando ha 16 anni nel mondo dei locali e della notte, che non ha mai avuto problemi con la giustizia e non ha alcuna attività con Genovese“, ha tenuto a precisare. Sui party organizzati a Terrazza Sentimento, ha dichiarato: Le faceva da prima di conoscermi. Dato il network infinito di persone che conosco, non è un problema invitare una ventina di persone. Raccoglievo le adesioni in una chat di 16 amici. Da giugno ne abbiamo organizzate 5 o 6. L’ho fatto per puro piacere e senza guadagnarci nulla. E su Alberto Genovese ha commentato: “Aveva lo status dell’ultra milionario che doveva essere servito e riverito da tutti”.

Daniele Leali, che nelle scorse settimane era stato ricoverato per attacchi di panico, ha spiegato che tra i partecipanti alle loro feste c’erano “artisti, manager, impiegati, imprenditori. Quasi tutte coppie. Amici ai quali venivano aggiunte altre persone”. Per lui si trattavano difeste divertenti in cui si passavano bei momenti in un periodo in cui i locali erano chiusi”. Ha ammesso che c’erano ragazze giovani, ma “anche ragazzi. Ad Alberto piacevano le belle ragazze”. Ma ha precisato: “Loro stesse si autoinvitavano”. Sulla modella che ha denunciato la violenza subita da Genovese, Leali ha commentato: “Il suo nome mi fu dato da un’amica comune”.

Invece, sull’accusa che lo coinvolge in prima persona ha dichiarato: “Questo mi fa male perché vuol dire vedere sfumare 20 anni di lavoro e professionalità. Sono sempre stato lontano dal mondo della droga. E alla domanda: “Lei fa uso di droga?”, Daniele Leali ha risposto: “Non parlo di questo”. Alcuni testimoni hanno raccontato che le sostanze stupefacenti giravano persino nei piatti: “C’era una piccola parte di invitati che si appartava e la prendeva dal piatto, la portavano da fuori”, ha detto l’imprenditore.

La festa del 10 ottobre per lui era “una festa normale”. Non si è accorto dell’assenza dell’amico Alberto Genvoese, ma commenta:A volte trovava la ragazza che gli piaceva. Non lo do per assodato, ma penso che se una ragazza si chiude con lui in camera da letto abbia presente che non stanno andando a giocare a carte”.

“Per quello che ho visto sono ragazze che vanno cercando accesso alla droga in modo gratuito“, ha aggiunto.

Sui problemi di Genovese con la droga, Leali ha commentato: “Gli sono stato vicino in questi ultimi mesi e ho cercato di farlo desistere da questo stile di vita. Lo vedevo sempre assente, probabilmente avendo questa grande quantità di soldi si era lasciato andare ad alcool e droga. È passato da avere 100mila euro ad avere cento milioni”. Ma per Leali non era felice. “Era sempre alla ricerca di qualcosa di più. A livello lavorativo era soddisfatto, prima dell’arresto è stato a Londra a farsi dare 300 milioni da un fondo. Ma soffriva perché aveva sempre il dubbio che la gente gli stesse accanto solo per i soldi. Viveva male”, ha aggiunto.