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Decreto Natale, Galli: "Stretta necessaria"

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Per l'infettivologo Massimo Galli il nuovo Decreto Natale è necessario, ma forse deciso in ritardo.

L’infettivologo Massimo Galli ha commentato il nuovo decreto Natale annunciato in conferenza stampa da Conte, ritenendolo necessario per evitare una terza ondata a gennaio del coronavirus. Sui vaccini Massimo Galli è fiducioso “Campagna vaccinale durerà tutto il 2021, ma mi auguro di vedere molto prima gli effetti“.

Galli: “Decreto Natale necessario”

Intervistato dalla Stampa, l’infettivologo Massimo Galli ha commentato il decreto Natale annunciato da Conte in conferenza stampa: “Ho seguito la conferenza stampa di Conte. Decisioni giuste ma se le avesse prese prima sarebbe stato meglio. La stretta era necessaria“.

L’infettivologo però critica gli incentivi dati dal governo per lo shopping: “Quando incentivi lo shopping nei negozi con il cashback è come se dessi la benedizione ai cittadini che vanno in centro, facilmente confondibile con la possibilità di ammassarsi. Un cattivo segnale che mi ha ricordato il bonus vacanze estivo”.

Per quanto concerne la scelta cromatica delle regioni, Galli è d’accordo sulle scelte prese per contenere i contagi, ma nutre poca fiducia sul potenziamento dell’organizizazione territoriale: “Tutto quello che rallenta i contagi va bene. Bisogna riconoscere che la strategia multicolore ha prodotto degli effetti. Resta poi il problema di mantenere i risultati nel tempo e dunque di potenziare l’organizzazione territoriale, i tamponi e i mezzi di trasporto“.

Infine, un commento sulla campagna vaccinale che dovrebbe partire dal 27 dicembre. Per Galli sarà necessario tutto il 2021 per attuare una campagna efficace: “Salvo problemi di programmazione, di rifornimento e di partecipazione della popolazione la campagna vaccinale durerà tutto il 2021. Mi auguro che già a metà si vedranno i primi risultati e la circolazione del virus venga abbattuta“.

Negli ultimi giorni ha fatto discutere la scoperta della nuova variante del covid in Gran Bretagna. Tuttavia, l’infettivologo non vuole creare allarmismi prima del tempo: “Sicuramente sarebbe da studiare, ma non credo presenti grossi cambiamenti rispetto all’originale“.