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Cimiteri romani: "2000 salme in attesa di cremazione"

Cimiteri romani

La situazione nei cimiteri di Roma è sempre più drammatica e le salme in attesa di cremazione hanno superato quota 2000.

La situazione nei cimiteri di Roma è sempre più drammatica e il calvario di burocrazia e l’inefficienza stanno peggiorando tutto, aggiungendo altro dolore oltre alla perdita delle persone care. All’esterno del Cimitero Flaminio i carri funebri stanno in coda fino a tarda serata per riuscire a scaricare le salme, che aspetteranno più di un mese per la cremazione.

Cimiteri romani al collasso

Ci sono centinaia di bare adagiate una accanto all’altra in capannoni insalubri. “In questo momento ci sono circa 1500 salme in attesa di cremazione, una situazione che denunciamo da mesi e che con la seconda ondata della pandemia a Roma sta esplodendo. Abbiamo raccolto i racconti di cittadini che hanno dovuto aspettare oltre un mese per poter cremare il loro caro” ha dichiarato Natale Di Cola, della segreteria Cgil Roma e Lazio, che sta spiegando come l’aumento dei decessi a causa del Coronavirus abbia portato allo stremo una situazione già precaria. Da quando pochi giorni fa è stato intervistato da Fanpage.it, ha voluto aggiungere che le salme sono arrivate a quota 2000. Lo spazio per le tumulazioni è insufficiente e c’è una mancanza cronica di personale e di forni crematori, ma a complicare tutto è anche la folle trafila burocratica romana, che è del tutto insensata. “Noi andiamo al Comune per essere autorizzati a fare una sepoltura, poi con l’autorizzazione in mano la pratica per la cremazione dobbiamo andare a presentarla in un altro ufficio dell’Ama. A quel punto Ama ha quindici giorni per controllare, dopo di che rimanda la pratica al Comune da dove noi siamo già passati e infine, magari dopo altri cinque giorni arriva il via libera, e così siamo arrivati a venti giorni” ha spiegato Valter Fabozzi, titolare dell’omonima impresa di pompe funebri. Salvatore Salemme, segretario dellEFI (Eccellenze Funerarie Italiane) ha sottolineato che si tratta di un’anomalia che avviene solo a Roma e che bisogna snellire al più presto le procedure.

Portare le salme in altri comuni per la cremazione non è fattibile. “Le salme potrebbero essere cremate fuori comune, ma l’iter autorizzativo è talmente lungo che se la salma non ha protezione ed è contenuta solo in una barriera in legno biodegradabile diventa una bomba ecologica e nessuno si prende la responsabilità di portarla in un altro impianto” ha spiegato Fabozzi. La situazione era già ingestibile e Ama aveva chiesto alle imprese di pompe funebri di portare le salme al Cimitero del Varano, per poi riportarle al Flaminio dopo 20-30 giorni per la cremazione. “Un iter impensabile e abbiamo ottenuto che Ama facesse marcia indietro, come possiamo girare per Roma con una salma ormai in decomposizione da un mese?” ha chiesto Salemme. Giancarlo Cenciarelli, segretario della Funzione Pubblica Cgil Roma e Lazio, ha spiegato che i lavoratori sono stanchi e preoccupati per la loro salute “perché l’ambiente che si sta determinando all’interno del cimitero Flaminio è insalubre e il carico di lavoro eccessivo“. “Per entrare servirebbe la maschera a gas” è stato aggiunto. Invece di 130 lavoratori ce ne sono solo 80 “visto che Ama non assume da 10 anni“. La Giunta Capitolina, nel 2017, aveva approvato un piano triennale per l’ampliamento dei servizi cimiteriali, che prevedeva il recupero di spazi presenti nei cimiteri esistenti, la costruzione di nuovi impianti crematori e l’ampliamento dei cimiteri minori. “La richiesta di cremazione a Roma come in tutta Italia sta aumentando. Ama già cinque anni fa chiedeva al Comune di attrezzarsi, prevedendo che nel 2019 al massimo nel 2020 la propria capacità di cremazione non sarebbe stata più sufficiente. Nel 2017 la delibera dava un’indicazione che avrebbe risolto la situazione: quattro nuovi forni crematori e nuovi spazi per seppellire le salme, purtroppo in questi anni non è stato fatto nulla. Finita la pandemia il problema delle cremazioni continuerà, anzi peggiorerà” ha aggiunto Di Cola.