> > Single, i dimenticati della pandemia, lasciati soli e senza alcun sostegno

Single, i dimenticati della pandemia, lasciati soli e senza alcun sostegno

covid single dimenticati e lasciati soli durante la pandemia

Sul tavolo del Governo le esigenze delle famiglie con figli, tra bonus scuola e altri sussidi. Perché, allora, non prevedere un bonus psicologo per chi si sente solo?

In questi giorni mi è capitato più volte di leggere articoli sul tema dei single ai tempi della pandemia. L’ultimo, e quello che mi ha spinto ad una riflessione più approfondita, è stata una lettera scritta da una donna di 39 anni, single per scelta, che parlava di come le restrizioni e le limitazioni imposte con i vari DPCM stiano spingendo questa categoria verso una solitudine malinconica.

Il divieto di incontrare persone che non siano conviventi o affetti stabili, il monito a non invitare nessuno in casa propria stanno mettendo a dura prova la stabilità emotiva di milioni di persone che, dopo aver trascorso il lockdown di primavera in totale solitudine, magari in piccoli appartamenti, si vedono negare o limitare fortemente le occasioni di socialità e nuovi incontri.

Sul tavolo del Governo vengono poste spesso in primo piano le esigenze delle famiglie con figli, tra bonus scuola e altri sussidi, ma mai si è parlato di aiutare i single, che, stando al rapporto Istat 2009, rappresentano ormai il 33% della popolazione, con una crescita significativa negli ultimi anni, soprattutto nelle grandi città.

Incrociando i dati dello studio Istat con le ultime rilevazioni Censis questa categoria sembra essere raddoppiata dal 2001 ad oggi, passando, ad esempio, dal 28% al 47,5% a Roma, mentre a Milano i single sono ormai 379 mila (52,8% dei residenti), oltre il doppio di chi è in coppia (quasi 164 mila).

Ho letto lettere di moltissimi single giovani sui quarant’anni, soprattutto donne, che in questi mesi difficili si sentono sole e dimenticate, e iniziano a riflettere sulla loro condizione di essere sole per scelta che ora le sta penalizzando, interrogandosi anche sul fatto di volere un figlio in futuro, e che forse questo isolamento sta portando via loro le ultime possibilità.

Molti single chiedono, quindi, un aiuto anche per loro, per la loro vita che sta andando in frantumi, una sorta di risarcimento danni per quanto non potranno più vivere. Perché nessuno ha pensato ad un “bonus psicologo” che li aiuti ad affrontare i disagi emotivi e psicologici che stanno affrontando?

Oggi è molto difficile avvicinarsi fisicamente all’altro (e, oltretutto, è anche fortemente sconsigliato, se non, addirittura, vietato in molti contesti) e, quindi, impensabile rifarsi una vita futura sentimentale o pensare di metter su famiglia nei prossimi anni. Eppure, questo malessere non viene preso in considerazione da nessuno.

Sospetto che ciò ci porterà, in un futuro non troppo lontano, a promuovere molte azioni di risarcimento. Tutto ciò deve farci riflettere.

Bisogna cercare di arginare i problemi e riflettere in modo concreto sulla possibilità di erogare un bonus per le cure psicologiche e di sostegno ai soggetti single a rischio.

C’è anche chi è entrato nel vortice dell’anoressia in risposta allo stress emotivo o ha sviluppato problemi di ansia e depressione dovuti all’isolamento.

Dobbiamo pensare anche a loro e abbiamo il dovere di aiutarli con tutti i ristori possibili. Siamo un paese civile e dobbiamo esserlo nei confronti di tutti!